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Meloni, il dossier sfilato al ministro e quel filo diretto con Ursula

di Adolfo Spezzaferro -

GIORGIA MELONI PREMIER URSULA VON DER LEYEN PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA


Qualcosa finalmente si muove dalle parti di Bruxelles dopo l’allarme lanciato dalla premier Giorgia Meloni dopo la tragedia di Cutro. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen annuncia “mezzo miliardo di euro per finanziare i corridoi umanitari”. Proposta che dovrà essere approvata dai Paesi membri. Inoltre la Commissione ha risposto alla lettera che la premier aveva inviato ai vertici dell’Ue subito dopo il naufragio dei migranti sul litorale di Crotone, in cui hanno perso la vita 71 persone, tra cui molte donne e bambini. Nella lettera, la Meloni sosteneva che “serve una politica unica europea sui rifugiati che preveda il sostegno al di fuori dei confini Ue di chi è colpito da guerre e calamità, e corridoi umanitari legali e sicuri per i profughi che gli Stati europei decidono di accogliere sul proprio territorio”, sottolineando inoltre che “occorre sviluppare e potenziare i canali legali di migrazione, distinti tra chi ha diritto alla protezione internazionale e chi intende accedere per ragioni di lavoro”, e allo stesso tempo “contrastare, senza tentennamenti, i clan criminali che alimentano l’immigrazione illegale di massa”.
“Abbiamo risposto alla lettera della premier Giorgia Meloni”, ha riferito la portavoce della Commissione responsabile per gli Affari interni, Anitta Hipper, rispondendo a un giornalista durante il briefing quotidiano per la stampa. “Il contenuto della risposta – ha detto la portavoce – riconosce ciò che abbiamo discusso molte volte qui in sala stampa: che abbiamo bisogno di soluzioni sostenibili di lungo termine per queste tragedie. Ed è in linea con il messaggio che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva inviato prima del Consiglio europeo” del mese scorso, “sul bisogno di raddoppiare i nostri sforzi per approvare il Patto sull’immigrazione e l’asilo”, da tempo bloccato dai governi in Consiglio Ue. La Hipper ha fatto presente poi “la necessità di agire ora con misure operative mirate in tutti i settori: la protezione internazionale, la lotta alle reti criminali dei trafficanti, i rimpatri per coloro che non hanno diritto a restare nell’Ue, e anche – ha concluso – l’offerta di percorsi sicuri per l’immigrazione legale”.
La mossa della Meloni di avocare a sé il dossier migranti, stoppando le richieste del vicepremier Matteo Salvini (che vorrebbe reintrodurre i suoi decreti Sicurezza con la politica dei porti chiusi), e di girare il problema alla Ue si sta dunque rivelando una scelta felice. Speriamo pure vincente. Anche perché la sede debita per affrontare la questione flussi migratori è proprio quella europea. L’Italia non può e non deve affrontare da sola l’emergenza sbarchi. Lo dicono pure le Nazioni Unite: il ministro degli Esteri Antonio Tajani “ha ragione nel dire che l’Italia non può farcela da sola. Nessun Paese può farcela da solo. Tutti i Paesi devono mostrare solidarietà e il modo migliore per farsi strada sarà che ogni Stato membro applichi il Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare”. A dichiararlo è stato il portavoce del segretario generale dell’Onu, Stéphane Dujarric rispondendo in conferenza stampa ad una domanda sulle dichiarazioni di Tajani sul necessario impegno di Ue e Onu per risolvere la crisi migratoria.
Il portavoce ha sottolineato la necessità di togliere il fenomeno migratorio “dalle mani di bande criminali che sfruttano le persone vulnerabili” vendendo posti su imbarcazioni non sicure e mettendo a rischio la vita delle persone “per una cifra esorbitante” (fino a 8mila euro a persona). “Lo vediamo anche al confine sud di questo Paese”, ha affermato, parlando dell’Italia. “Lo vediamo in tutto il Centro America. Tutto è nelle mani di bande criminali, e non dovrebbe essere così”, ha continuato, ricordando il ruolo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), che “da anni aiuta e assiste i paesi di destinazione, transito e origine”.
“Saremo in Calabria per il Consiglio dei ministri per dare un segnale con la nostra presenza”, ha detto intanto Tajani. “Ma bisogna comprendere il problema della migrazione – ha spiegato il ministro degli Esteri – per evitare le tragedie. Bisogna prevenirle, per questo supportiamo la Guardia Costiera libica. Bisogna prevenire, perché poi è difficile salvare centinaia di vite”. Il dossier, al netto delle critiche dell’opposizione alle misure di regolamentazione (spesso non rispettate) dei salvataggi da parte delle navi Ong, è molto delicato. Occorre controllare e arginare l’immigrazione irregolare, gestendo in maniera ordinata e congiunta i flussi legali, e dunque sostenendo l’inclusione degli immigrati regolari.
Ma per evitare altre tragedie bisogna smantellare, come ha detto anche Papa Francesco, la rete dei trafficanti di esseri umani. Intervenire dunque in maniera diretta nei Paesi di partenza. Il governo si sta dando fare in tal senso: la premier ha già incontrato le autorità di diversi Paesi del Nord Africa, come la Libia, da dove partono gran parte delle imbarcazioni degli scafisti.

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