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Meloni sulla Manovra: mai più sconti, hanno portato 12 miliardi di irregolarità

di Domenico Pecile -


Niente di Bonus: Meloni sulla Manovra: mai più sconti, hanno portato 12 miliardi di irregolarità 

Lacrime e sangue? No, come formula riassuntiva sarebbe sicuramente esagerata. Ma di certo la manovra che il Governo intende realizzare non potrà fare sconto alcuno sul versante di sprechi e investimenti. Ne consegue che si dovrà risparmiare e per farlo saranno necessari sacrifici. Il premier, nel corso del primo Consiglio dopo la pausa estiva, ha ricordato che i tanti obiettivi e le risorse limitate. Giorgia Meloni dice che non serve una semplice spending review e sa che per il Governo il prossimo Bilancio sarà il primo, vero banco di prova. Ed è consapevole che potrà contare totalmente sul ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, che mette tutti in guardia sui facili entusiasmi, su discorsi da bar Sport e su sogni che non si potranno realizzare. Tra loro si parla di un patto non scritto, ma sicuramente già operativo, per limitare le spese dei collegi più ambiziosi. Dunque, per portare in porto quello che Meloni rivendica come un Bilancio politico serve concretezza. Ma anche consapevolezza che “stiamo pagando errori precedenti”. Meloni su questo è stata perentoria: “Non possiamo permetterci sprechi, stiamo pagando in maniera pesante il disastro del Superbonus 110%. Vi anticipo alcuni numeri: nel complesso dei bonus edilizi introdotti dal governo Conte 2, compreso il bonus facciate, i documenti dell’Agenzia delle Entrate ci dicono esserci più di 12 miliardi di irregolarità”. E questo alla faccia – ha insistito – “di chi accusa il Centrodestra di essere amico di evasori e truffatori. Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato. Noi dobbiamo occuparci di coloro che, per queste norme, ora rischiano di trovarsi per strada”.
Immediata la replica del diretto interessato. “Anche oggi la Meloni – ha ribattuto Conte ci annoia con la sua narrazione distorta, senza senso e senza alcun riscontro sul Superbonus. Siamo stanchi di sentire le solite menzogne, siamo stanchi di un governo che continua a mentire ai cittadini italiani. Da novembre 2021 a oggi la Guardia di finanza ha sequestrato crediti fiscali da Superbonus per soli 360 milioni, ovvero lo 0,5% del totale dei crediti fiscali legati al Superbonus. Il Superbonus è una norma costruita prevedendo l’osservazione del progettista per la parte edilizia e la certificazione del fiscalista, oltre a essere agganciata ai prezzari di riferimento Dei e ai massimali scritti in norma”.
Polemiche inevitabili che, in ogni caso, non intaccano il cuore dei problemi: capire di quanto può disporre l’esecutivo per realizzare il suo programma. Secondo Giorgetti l’ammontare della manovra “dipenderà anche da fattori internazionali ed europei: a metà mese discuteremo – forse raggiungeremo l’accordo, forse no – sulle nuove regole di governance europea”. Il ministro si è dichiarato dubbioso sulla possibilità di approvare un nuovo patto con l’Ue, con l’ipotesi probabile che “non si riesca ad approvare un nuovo testo entro la fine dell’anno”. Preoccupazioni e timori. Per questo sempre Meloni ha spronato a fare di più e meglio: “Serve il massimo della compattezza, della determinazione, della concentrazione”. Certo, ha aggiunto, “Finora abbiamo conseguito risultati migliori della Germania e della Francia, i mercati ci hanno premiato, lo spread è basso, i dati sull’occupazione ottimi, il Pil ha sorpreso in positivo. Ma dobbiamo tenere i piedi ben piantati a terra. Tutti gli osservatori dicono che la congiuntura si sta facendo difficile, a partire dal rallentamento dell’economia tedesca che si ripercuote in Europa e sulla nostra industria”.
Il cuore politico, invece, della manovra – come è stato ripetuto in Cdm, che il capogruppo del Pd alla Camera, Francesco Boccia ha liquidato come “convegno” e non “Consiglio dei ministri” – resta la crescita, l’aiuto alle fasce deboli, il contrasto alla denatalità, lo slancio a chi produce e soldi in tasca a famiglie e imprese. Dentro questo elenco si cercano risorse anche per mantenere quota 41 per l’età pensionabile, come vuole Salvini, e l’aumento delle pensioni caldeggiato dall’altro vice premier, Tajani. Non solo, ma rimanendo in ambito politico, Meloni indica la rotta per il 2024 che ha già ribattezzato come l’anno delle riforme, a partire da quella costituzionale con l’obiettivo di dare “stabilità ai governi e poteri decisionali ai cittadini su chi è che deve governare”. E mentre dovrà sbrogliare questa difficile matassa, il Governo è chiamato ad affrontare altre questioni, a partire da quella sull’immigrazione che ha fatto segnare un’impennata imprevedibile in questi primi otto mesi dell’anno. Il primo nodo da sciogliere sarà quello della scelta tra gli hot spot l’accoglienza diffusa. E nelle pieghe di tutti questi problemi, all’orizzonte ci sono altre di scommesse importanti: le elezioni europee, difficile banco di prova per l’unità del centrodestra e l’organizzazione – targata Italia – del prossimo G7.


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