Ambiente

Mercalli: “Industriali più attenti della politica, pagano sulla loro pelle gli effetti del gran caldo”

di Edoardo Sirignano -

LUCA MERCALLI METEOROLOGO


di EDOARDO SIRIGNANO

“Non mi sorprende l’appello lanciato da Confindustria. Gli imprenditori più attenti della politica. Stanno pagando il cambiamento climatico sulla loro pelle”. A dirlo il climatologo Luca Mercalli.

Il presidente di Confindustria Bonomi paragona l’emergenza climatica alla pandemia. È d’accordo?

Sono d’accordo con Bonomi nel considerarla allo stesso livello. A differenza della sanità, questa emergenza, però, non si esaurisce in giorni, ma lascia conseguenze per anni. Basta guardare l’alluvione nell’Emilia Romagna cosa ha combinato.

Gli imprenditori sono, quindi, più attenti dei politici?

Si stanno accorgendo dei cambiamenti climatici sulla loro pelle. I temi legati agli eventi estremi creano problemi a chiunque nel mondo produttivo, sia per le attività all’aria aperta, come l’agricoltura, sia per quelle industriali al chiuso. Con queste condizioni, i rischi sul posto di lavoro aumentano giorno dopo giorno.

Perché?

Le aziende devono fare i conti con difficoltà non ordinarie, a partire dal caldo negli stabilimenti. I costi di raffrescamento sono certamente un problema. Aumenta la bolletta per gli impianti di condizionamento. La verità è che estremi climatici creano difficoltà in ogni settore.

Le temperature continueranno a salire?

Nonostante gli ultimi temporali, che hanno creato non pochi danni, al Nord, dal punto di vista della temperatura, si ritornerà alla normalità. Avremo temperature che oscilleranno dai 29 ai 31 gradi. Al Sud, invece, ci sarà ancora gran caldo per tutta la prossima settimana.

Cosa comporta l’eccessivo innalzamento delle temperature?

Prima di tutto ricordiamo che il corpo umano a temperature così elevate va in stress termico. Conteremo certamente i morti nelle statistiche a lungo termine. Basta prendere, d’altronde, quelle dello scorso anno. Nel 2022, l’estate più calda della storia in Europa, abbiamo avuto 61mila morti, di cui 18mila solo in Italia. Anche quest’anno, purtroppo, dovremmo essere su queste percentuali. Il caldo eccessivo, poi, mette in ginocchio l’agricoltura, favorisce la diffusione di pesci tropicali, molti di questi velenosi o tossici, nel Mediterraneo, a scapito di quelli nostrani. Danneggia, pertanto, pesca e biodiversità. C’è, poi, il fenomeno della zanzara tigre, che si è diffusa nel nostro continente perché ha trovato le condizioni ottimali per riprodursi. Fino a trenta anni fa non poteva farlo. Quest’insetto, però, porta ben quattro malattie tropicali.

Potrebbero esserci, pertanto, nuove epidemie?

Questo non lo sappiamo. Potrebbe comportarle anche adesso. È già successo. La chikungunya, malattia fino a qualche anno fa tropicale, negli anni scorsi, si è diffusa in più di una località nel nostro Paese.

Per quanto riguarda le precipitazioni, dobbiamo aspettarci presto nuove bombe d’acqua?

I nubifragi sono figli delle temperature alte. Quando aumenta il calore in atmosfera il temporale attinge energie per diventare più distruttivo: venti più forti, chicchi di grandine più grandi e pioggia più violenta. Le previsioni, comunque, giorno per giorno, ci dicono mantenere alta la guardia. Fino al pomeriggio di oggi, ad esempio, c’è allerta gialla tra Lombardia e Veneto.

Quando alla siccità seguono i temporali aumenta anche l’allerta frane…

Gli smottamenti dipendono solo dall’intensità della pioggia. Precipitazioni violente, indipendentemente da come si trova il terreno, generano allagamenti e frane nelle zone di montagna e collina. Detto ciò, il terreno non è secco come lo scorso anno. Le piogge di maggio e giugno hanno cambiato, in modo netto, la situazione.

I negazionisti, intanto, sostengono che l’estate 2023 è come tutte le altre. È d’accordo?

Non ha senso dire è un’estate come tutte le altre, senza provarlo. Ci sono le serie storiche che valgono più di mille parole. Abbiamo nel nostro Paese più di duecento anni di dati. Basta, quindi, prendere i numeri e confrontarli. È quasi certo, non essendo ancora finita, che questa estate si collocherà tra le prime tre più calde di sempre.

Come risponde a chi dice di rassegnarsi al meteo, utilizzando la battuta “basta avere l’aria condizionata”?

Benedetta l’aria condizionata. Viviamo condizioni nuove, che prima non c’erano. I refrigeratori, oggi, sono indispensabili se vogliamo vivere e lavorare in una grande città dove si toccano i quaranta gradi. Non sono un capriccio. Lo erano negli anni 80. Adesso sono una necessità. Chiaramente aumenta la bolletta. Un costo energetico enorme che va tradotto in soldi.

L’aumento delle temperature deve, quindi, allertare chi parla di sviluppo sostenibile e poi puntualmente se ne lava le mani col passare delle stagioni…

Tutto ciò è contenuto negli accordi internazionali che non vogliamo rispettare. L’accordo di Parigi ci indica, nei dettagli, il da farsi. Quando arriverà il fresco, tra quindici giorni, ci saremo dimenticati del calore. È questo il problema.


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