Cronaca

Michele Merlo, una morte senza pace. Il padre: “Mi batto per il diritto alla salute”

di Lorenza Sebastiani -

Una foto tratta dal profilo Instagram di Michele Merlo, già concorrente di X Factor e di Amici, morto nella tarda serata di ieri a Roma dopo essere stato colpito, nella notte tra giovedì e venerdì, da un'emorragia celebrale scatenata da una leucemia fulminante, 7 Giugno 2021. INSTAGRAM


Un’inchiesta in corso sulla morte del proprio figlio, che forse si poteva evitare. In più, anche l’oltraggio alla sua tomba a Rosà, in provincia di Vicenza. Questo devono sopportare i genitori di Michele Merlo, cantautore ex di X Factor e Amici scomparso a 28 anni il 6 giugno 2021 a causa di una leucemia fulminante. A raccontarlo a L’identità è proprio il padre, Domenico Merlo. «Negli ultimi giorni qualcuno è tornato in due tempi diversi sopra la tomba di Michele. La prima volta per sottrarre un libro di Alice Porta, un’amica di mio figlio che ha scritto un libro su di lui. Era contenuto in una busta di nylon. Il giorno dopo sono tornati per scrivere sulla busta del libro ‘Alice Porta Vergognati’. Non esistono motivi, né giustificazioni per gesti del genere. Questo tipo di gente è malata e andrebbe controllata a vista dall’amministrazione locale, che mi duole ammettere, per il nostro caso, si è sempre mossa poco».
Il padre da mesi ha sporto denuncia ai Carabinieri per risalire ai responsabili del vile gesto. «In realtà questi fatti sono successi sette otto volte, fin da subito. Di preciso, a circa 5 mesi dalla morte di Michele. Inizialmente sparivano degli oggetti dalla sua tomba e pensavamo a dei fan che volessero portarsi via qualche cimelio. Poi sono cominciati atti distruttivi. Qualcuno aveva portato una chitarra sulla tomba, l’abbiamo ritrovata distrutta, fatta a pezzi. Hanno cominciato a rompere vasi, fiori, regali vari. Abbiamo notato che succedeva a cadenze regolari legate a date significative, come l’anniversario di morte, il compleanno di Michele, San Valentino. Abbiamo pensato anche a una setta. Difficile capire di chi si possa trattare. La tomba di Michele è sempre piena di tanti pupazzi, a volte li portiamo via perché danno fastidio alle tombe vicine».
Un/a fan instabile, qualcuno che veda di mal occhio l’affollamento di oggetti sulla tomba del ragazzo? «A pensarci bene ricordo una persona anziana che sotto un mio post sui social aveva commentato ‘quella tomba sembra un bazar, non è possibile permettere una cosa del genere’», racconta Merlo, ex carabiniere, «ma non credo sia stata lei a compiere tutto questo. Oltretutto l’autrice di questo libro, che si è beccata queste parole immeritate, devolverà parte dei ricavati delle vendite all’associazione Romantico Ribelle, che porta avanti i progetti di Michele Merlo. Non merita odio».
In attesa che il giudice si pronunci sul ‘no’ della famiglia di Michele all’archiviazione dell’inchiesta a carico del medico di base Pantaleo Vitaliano, per la morte del giovane cantautore, Domenico Merlo spiega le ragioni di questa sua opposizione e del perché continui la battaglia legale: «Una persona che si presenta da un medico con la sintomatologia di mio figlio e un ematoma dall’origine misteriosa grande dalla coscia al ginocchio, non deve essere mandato via con la leggerezza che è stata riservata a lui, con le conseguenze che conosciamo tutti. Vale per ognuno di noi, la mia battaglia serve a difendere il diritto alla salute di chi si rivolge ogni giorno con fiducia ai medici. Tra l’altro quel dottore è ancora il mio medico di base, ma se ha agito con leggerezza deve pagare. Non voglio scalpi, né tesori, cerco solo giustizia per mio figlio e per ogni cittadino. Fior di ematologi hanno spiegato che se la leucemia di Michele fosse stata diagnosticata in tempo avrebbe avuto buone possibilità di salvarsi».
Il Pm ha chiesto l’archiviazione in mancanza di nesso causale dimostrabile con certezza tra il ritardo della diagnosi e la possibile terapia. «Quando manca la certezza, in procedura penale, si fa obbligo per il giudice di non poter imputare un omicidio colposo al medico, lo capisco. Diversa sarà la procedura civile, a prescindere da come andrà in penale. Non voglio la testa del medico, ma è caduto in un errore gravissimo, perché bastava sottoporre il ragazzo a un emocromo. Oltretutto Michele era attento alla salute, si presentava dal medico con regolarità e da marzo aveva questi strani ematomi che arrivavano e scomparivano. Dubito il medico non ne sapesse davvero nulla come sostiene».
Sono passati tre anni da quel 6 giugno 2021 quando Michele ha perso la vita dopo 10 giorni di feroce agonia, recandosi a più riprese da più medici che non hanno saputo capire i suoi sintomi, tra febbre alta e emorragie evidenti. «Oggi mi sono trasferito a Bassano, dove viveva da solo il mio Michele. Me ne sono andato da Rosà, mio paese di provenienza, perché sentivo ostilità nei miei confronti. Molti mi hanno accusato di voler trascinare il medico di base del paese nei guai. Vicinanza? Da nessuna e dico nessuna autorità locale, né preti né sindaci. La prima a chiamarmi è stata Giorgia Meloni, presente al funerale con Matteo Salvini. Dalla mia regione al mio comune non ho avuto neanche un cenno. Abbiamo un governatore, Zaia, che è molto attivo sui social, eppure non mi ha mai fatto una telefonata di condoglianze. La forza mia e di mia moglie sono le persone da tutta Italia e dall’estero che vengono a Bassano a trovarci. Continueremo a lottare per loro e per tenere viva la memoria di Michele».


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