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Migranti, la stretta di Macron è una vittoria della Le Pen e spacca governo e parlamento

di Angelo Vitale -


Migranti, la commissione di legislatori francesi al lavoro per salvare la riforma voluta da Macron – l’ennesima negli ultimi 40 anni – ha finalizzato nel pomeriggio di martedì la nuova bozza, poi approvata. Il documento rivisto convince non solo i Repubblicani, rappresentanti della destra tradizionale, ma anche l’ultradestra del Rassemblement National, che aveva già annunciato il voto a favore del nuovo testo. La stretta di Emmanuel Macron, che appare sposare sostanzialmente il progetto di “preferenza nazionale” dell’ultradestra, è stata ulteriormente accentuata in parlamento – “destrizzata”, questa l’accusa della sinistra – e ha spaccato la coalizione: malumori e minacce di dimissioni da parte di almeno 5 ministri Clément Beaune (Trasporti), Rina Abdel Malak (Cultura), Sylvie Retailleau (Ricerca), Roland Lescure (Industria), Aurélien Rousseau (Sanità) – l’unico a lasciare poi il governo dopo il voto, con un mezzo “giallo” per le parole odierne della premier Borne che afferma non essere arrivata a Macron la lettera di dimissioni – , mentre la capitale veniva già nella serata di martedì interessata da proteste in piazza, persino dai “Giovani con Macron”. Alla fine la riforma ha incassato il voto favorevole di 349 deputati, tra cui tutti gli 88 deputati di estrema destra, e il voto contrario di 186. Un vero e proprio enigma parlamentare che non è esagerato definire la svolta per una crisi politica assai significativa per il governo Macron, che deve fare i conti con il voto contrario di 59 parlamentari della maggioranza..

Una settimana dopo la clamorosa sconfitta subita dal governo all’Assemblea Nazionale, i 14 legislatori, sette deputati e sette senatori, che da lunedì stavano negoziando un nuovo disegno di legge, avevano raggiunto un consenso su una serie di modifiche poi approvate. La premier Elisabeth Borne ha insistito che si tratta di una riforma “necessaria”, mentre il ministro degli Interni, Gérald Darmanin, ritiene che, sebbene “non sia un testo perfetto”, rappresenti comunque un passo avanti “per proteggere i francesi”. Il presidente dei Repubblicani, Eric Ciotti, ha ritenuto che “si tratta di una vera svolta” e ha rivendicato l’influenza del suo partito nei negoziati, facendo contare il sostegno dei conservatori. Ma innanzitutto la presidente del gruppo di Rassemblement National, Marine Le Pen, ha confermato il proprio voto favorevole e ha parlato di “una vittoria ideologica” per il suo partito.

La “riforma” è un vero e proprio addio alla tradizionale concezione di asilo per decenni attribuita alla Francia: compressi l’accesso alla cittadinanza, i diritti alle prestazioni sociali e le procedure di ricongiungimento familiare; fortemente sottoposti a passaggi burocratici i visti di lavoro per gli immigrati irregolari, finora rilasciati automaticamente a migranti occupati stabilmente; “tasse” per gli studenti stranieri.



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