Attualità

Milano insicura, morto il 13enne accoltellato due settimane fa

di Angelo Vitale -


Aveva 13 anni, avrebbe compiuto 14 anni tra qualche settimana, è morto nell’ospedale Fatebenefratelli di Milano l’adolescente di origine egiziana noto alle cronache solo con le iniziali A.A. e che era stato accoltellato da un pusher cubano il 16 maggio scorso dopo una lite mentre acquistava da lui alcuni grammi di hashish. I primi colpi di coltello in cima alla scalinata che termina sul marciapiedi di viale Città di Fiume, gli altri a ripetizione dopo essere stato inseguito fino in viale Vittorio Veneto dove aveva cercato riparo nell’automobile di un amico 19enne. Poi la corsa in ospedale dove il 19enne aveva inizialmente provato a dichiarare di non conoscere l’adolescente per poi ammettere il suo coinvolgimento nell’acquisto della droga. Durante la lite, accoltellato pure il cane del 13enne, un rottweiller poi morto dopo poche ore in una clinica veterinaria.

Per il 13enne tre infarti, un’operazione per intervenire su un polmone perforato, il ricovero in terapia intensiva fino al decesso odierno. Già quella sera, invece, le indagini immediate dei carabinieri e l’arresto del pusher cubano residente a Pozzuolo Martesana – a fornire certezze agli investigatori una ferita ad una mano, il ritrovamento del coltello, i suoi stessi indumenti sequestrati con l’arma utilizzata per ferire il 13enne -, fermato e trasferito in carcere, inizialmente accusato di tentato omicidio dalla pm di turno Francesca Crupi, ora indagato per omicidio volontario.

Uno dei fatti che contribuisce all’alta percezione di insicurezza a Milano, con la città che detiene il secondo posto in Italia per incidenza di reati denunciati (69,7 reati ogni 1.000 abitanti), seconda solo a Roma. Con la violenza giovanile che è uno dei tre dati ritenuti centrali, con le rapine e i reati contro le donne, nel panorama criminale del capoluogo lombardo. Indicativa del fenomeno, l’operazione “anti maranza” della Squadra mobile meneghina che ha portato all’arresto di 50 persone, di cui 18 minorenni, principalmente di origine marocchina, egiziana e di seconda generazione, coinvolti in una serie di 25 rapine aggravate documentate tra il luglio e il dicembre dell’anno scorso.


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