Politica

Moratti-Majorino, la vera corsa è per il secondo posto. Calabria docet

di Domenico Pecile -

PIERFRANCESCO MAJORINO CANDIDATO MARA GHIDORZI CANDIDATA LETIZIA MORATTI CANDIDATA ATTILIO FONTANA CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA ©imagoeconomica


Il primo derby milanese non sarà quello di primavera, a San Siro, ma quello politico che si consumerà con il voto delle regionali in programma domenica e lunedì. E sarà un derby tutto interno al Centro destra. Che sicuramente ha le carte in regola – e pare anche i numeri – per riconfermare l’uscente Attilio Fontana, ma la cui vittoria è destinata a stravolgere panorama ed equilibri politici all’interno della coalizione.
E se è vero che la stessa partita – destinata a suggellare l’ennesima, netta vittoria di Fratelli d’Italia che diventerà in questo modo il socio di maggioranza del centrodestra – si gioca anche nel Lazio, la vera novità è che il Risiko della futura coalizione è una scommessa tutta interna alla Lombardia. Così, il fatto che il centro destra possa fare doppietta, visto che Nicola Zingaretti potrebbe lasciare il testimone a Francesco Rocca, passa in second’ordine rispetto al preannunciato terremoto politico destinato a lasciare più di qualche crepa. Dentro e tra i partiti della coalizione.
Insomma, pare assodato che la Lombardia non sarà più il feudo di Berlusconi e di Salvini. L’onda lunga di Fratelli d’Italia dopo lo strepitoso successo delle elezioni politiche dello scorso settembre si farà sentire anche alle regionali. La zampata elettorale del partito della Meloni è già cronaca di una vittoria annunciata. A spese, appunto, dei due padroni del centrodestra. I dati, i rumors, i sondaggi interni ai partiti non lasciano dubbi. Resta cioè soltanto da capire quale sarà l’entità del sorpasso e della vittoria di FdI. Per suffragare questa ipotesi è sufficiente osservare le percentuali raccolte dai partiti di centro destra alle ultime tre consultazione: le regionali del 2018, le europee del 2019 e le politiche dello scorso settembre. Fratelli d’Italia alle regionali raggiunse il 3,6 per cento dei consensi, il 5,5 alle europee per raggiungere il 27,6 per cento alle politiche dello scorso settembre. Le percentuali della Lega furono rispettivamente il 29, 6% per balzare al 43,4 delle europee prima del tonfo al 13,9% delle politiche.
Forza Italia ottenne rispettivamente l’8,9%, il 14,3 per cento, l’8,9 alle europee e il 7,9 alle politiche. Fratelli d’Italia è riuscita cioè a lievitare sottraendo consensi agli alleati, in primis alla Lega di Salvini. Il probabile successo del centrodestra, rischia di diventare per il Cavaliere e per il Capitano soltanto una vittoria di Pirro, consapevoli che il castello verde-azzurro crollerebbe di colpo. All’interno del Carroccio si fa sempre più strada il partito anti-Salvini. Se la Lega dovesse scendere sotto il 13% è chiaro che per il suo leader le cose si complicherebbero maledettamente e che dentro il Carroccio tirerà aria da resa dei conti.
A scalpitare da mesi è soprattutto la Lega del Veneto, il cui presidente della Regione, Zaia, ha più volte ribadito di non avere alcuna intenzione di guidare il partito. Anche il governatore del Fvg, Fedriga, (pure destinato alla riconferma come Fontana) e dato come possibile futuro segretario nazionale non pare in grafo di affrontare una battagli che sarà decisa come sempre in Lombardia, la Regione che ha dato i natali alla Lega di Bossi (il cui Comitato del Nord è sempre più insofferente nei confronti di Salvini) e che detiene il simbolo. Insomma, se resa dei conti ci sarà, l’esito della medesima è tutto ancora da decifrare. Le sparate del Capitano su Sanremo (con lo share al 62,4%) è stata giudicata da molti leghista come l’ennesima “uscita” di un leader sempre più in difficoltà, in cerca di nuovi consensi e altra visibilità. Per Forza Italia, sempre più arroccata sulle posizioni del suo leader – la cui parabola politica è da tempo in atto – si profila invece un altro dato del “tirare a campare”, senza più grandi prospettive. Sarà anche da capire quanti saranno i voti del centro destra che la Moratti riuscirà a intercettare con la sua lista che affianca quella dei centristi del Terzo polo. Sicuramente di più di quanti arriveranno dal centrosinistra di Pierfrancesco Majorino (appoggiato da Pd, Alleanza Verdi-Sinistra e dal M5S), che negli ultimi sondaggi viene dato attorno al 34%, prima della gaffe televisiva sui calabresi, che ha scatenato la bufera politica. Il quale tuttavia fosse riuscito a stringere l’accorso con il Terzo polo (che viene stimato dal 13% in su) e la Moratti avrebbe sicuramente potuto giocare un’altra partita. Nettamente staccata nei sondaggi è la candidata di Unione popolare, Mara Ghidorzi, che oscilla attorno al 2 per cento. Ieri, intanto, The Good Lobby – organizzazione che si occupa di promuovere democrazia partecipativa e politiche di trasparenza – ha rivolto un appello ai candidati sui temi della trasparenza delle attività dei portatori di interesse e sul tema del voto ai fuori sede, che ha come obiettivo quello di approvare subito una legge sul voto a distanza. E su quest’ultima questione sia Fontana sia Majorino si sono espressi positivamente. Il primo ha annunciato che segnalerà il problema a Fedriga nella sua veste di presidente della Conferenza delle Regioni e al Governo, mentre per Majorino l’assenza di questa facoltà di voto ai fuori sede è un grave Vulnus democratico.

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