Politica

Nomine, via all’era Meloni. Sergio nuovo AD Rai Pisani capo della Polizia

di Giovanni Vasso -


Torna il sereno in maggioranza, si sbloccano le nomine. Roberto Sergio è il nuovo ad della Rai. Vittorio Pisani sarà il nuovo capo della Polizia e prenderà il posto di Lamberto Giannini che, invece, diventerà Prefetto di Roma. Pisani, attualmente vicedirettore dell’Aise, l’agenzia di informazioni e sicurezza esterna, cioè dell’intelligence italiana era sostenuto, con forza, dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi e dal vicepremier Matteo Salvini. Una “vittoria” leghista che spalanca ad Andrea De Gennaro la strada per il comando generale della Guardia di Finanza dopo l’approdo del generale Giuseppe Zarafana alla presidenza del consiglio d’amministrazione Eni. Il nome di De Gennaro, attualmente comandante ad interim delle Fiamme gialle, era in cima alla lista del premier Giorgia Meloni e del suo vice Alfredo Mantovano. Per suggellare il passaggio di consegne occorrerà adesso attendere il ritorno del ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, impegnato in Giappone al G7. Insomma, un appeasement che fa contenti tutti. In attesa del prossimo giro di tango delle poltrone, che, peraltro, sarà a brevissimo. Sul tavolo, infatti, ci sono le nomine in Rfi mentre per la Rai la situazione si sta già delineando.

IL NUOVO CORSO RAI

A viale Mazzini le dimissioni dell’ad Carlo Fuortes hanno scatenato la furia del sindacato e dei comitati di redazione che, riunitisi in assemblea, si sono detti “preoccupati” per il futuro della Rai. I giochi, però, sembrano fatti. Il nuovo amministratore delegato, come deciso dal Cdm di ieri, sarà Roberto Sergio, attualmente al vertice delle Radio. Con lui, ci sarà – in veste di direttore generale – l’ex consigliere Rai in quota Fdi Giampaolo Rossi. Dicono i rumors che, per Rossi, si tratterà di una sorta di apprendistato in vista della sostituzione che avverrà nel giro di uno o al massimo due anni. Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia puntano fortissimo sull’inaugurazione di un nuovo corso a viale Mazzini. Non fosse altro che per togliersi la soddisfazione di una rivincita politica dopo che, ai tempi del governo Draghi, a Fratelli d’Italia, unico partito d’opposizione presente in Parlamento, fu negato anche un solo seggio nel Cda. Ma, c’è di più. Tra i temi più dibattuti all’interno della destra italiana, infatti, c’è quello della “controegemonia” culturale da opporre a Pd e alla sinistra. Per attuare la strategia “gramsciana” da destra (a distanza di quasi trent’anni dal congresso di Fiuggi, fondativo di An, che la teorizzò) sarà necessario un feroce ripulisti. Nei palinsesti, negli uffici, tra autori e collaboratori esterni. Almeno, è quello che si dice e che, a seconda dell’appartenenza politica, si sogna oppure si teme. E tra il dire e il fare, come al solito, c’è di mezzo il mare. E toccherà navigare.

NEL REGNO DI CLAUDIO IV

Sia Eni che Leonardo hanno ufficializzato i loro nuovi consigli d’amministrazione. Dopo Roberto Cingolani, al vertice dell’azienda di sicurezza e dell’aerospazio, è arrivata anche la conferma per Claudio Descalzi al timone dell’azienda energetica di Stato. Una formalità, dal momento che il suo è (da sempre) stato l’unico nome sicuro da quando è iniziato il lungo e defatigante tam-tam delle nomine. Il nuovo consiglio d’amministrazione di Eni sarà composto dal presidente Giuseppe Zafarana, che ha lasciato il comando generale della Gdf per accomodarsi sulla poltrona che fu di Lucia Calvosa, lo stesso Claudio Descalzi, e poi, in quota Mef, Elisa Baroncini, Roberto Ciciani, Federica Seganti, Cristina Sgubin. La minoranza dei fondi ha espresso in Cda Massimo Belcredi, Carolyn Adele Dittmeier e Raphael Louis L. Vermeir. Per Descalzi si tratta del quarto mandato in veste di amministratore delegato. Con poteri ampi e la pienissima fiducia da parte del governo, Meloni in primis.

UN TANDEM PER CINGOLANI

In casa Leonardo, il nuovo consiglio d’amministrazione ha dato il via libera al tandem che guiderà la società. L’amministratore delegato sarà l’ex ministro alla transizione energetica, Roberto Cingolani, che sarà coadiuvato nel ruolo da Lorenzo Mariani, già amministratore delegato della società missilistica Mbda e nominato direttore generale di Leonardo. Il consiglio d’amministrazione sarà presieduto da Stefano Pontecorvo e composto, oltre che dallo stesso Cingolani, anche da Trifone Altieri, Giancarlo Ghislanzoni, Enrica Giorgetti, Dominique Levy, Francesco Macrì, Cristina Manara, Marcello Sala, Silvia Stefini, Elena Vasco, Steven Wood. Con il nuovo assetto, Leonardo saluta il suo ormai ex dg, Lucio Valerio Cioffi. Per lui, come ha fatto sapere la società stessa in una nota, c’è all’orizzonte la “soluzione consensuale per un percorso progressivo di uscita”. Intanto Cioffi “continuerà a mantenere il rapporto di lavoro con l’azienda in qualità di dirigente fino al completamento del percorso condiviso e, conseguentemente, non sono previste indennità di fine rapporto, né attribuzioni di indennità o altri benefici legati alla cessazione dalla carica”.

LE SPINE BICAMERALI

Non c’è rosa senza spine, non c’è concordia, ritrovata, che non tema l’insorgere di nuovi motivi di litigio. La maggioranza di governo ha più di un nodo da risolvere per poter essere davvero soddisfatta. Anzi, ne ha sette. Tante sono le commissioni parlamentari bicamerali che attendono ancora di venire assegnate, ufficialmente, tra i partiti. Si aspetta di scavallare, almeno, il primo turno delle elezioni comunali previste per il 14 e 15 maggio prima di riavviare, sul serio, la partita. I nomi che circolano sono tanti ma, per il momento, di ufficialità non ce n’è. Si dovrà decidere presto a chi affidare le presidenze delle commissioni Antimafia (che andrà a Fdi) e alla Semplificazione, degli Affari regionali, dell’Ecomafia e rifiuti; dell’Anagrafe tributaria, degli Enti gestori e del Federalismo fiscale.


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