Economia

Non c’è tre senza 4, Pnrr a ostacoli ma Fitto è sicuro: “Nessun ritardo”

di Giovanni Vasso -

RAFFAELE FITTO MINISTRO AFFARI EUROPEI, GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, PAOLO GENTILONI COMMISSIONE EUROPEA


Non c’è tre senza quattro. La terza rata non è ancora arrivata – e rischia di non arrivare – che il governo si riunisce di corsa per modificare il piano per far sganciare all’Europa la quarta. Il Pnrr sta diventando un gioco dell’oca, tra saliscendi, false partenze, rovinosi passi indietro. L’Italia rischia grosso. E mentre il ministro Raffaele Fitto riunisce  la cabina di regia sul piano per rimodulare la richiesta della quarta tranche di fondi Ue, l’Ue manda avanti Paolo Gentiloni a dire al governo che di spazio per le trattative non ce n’è. “Siate certi che la Commissione non procederà mai all’esborso se non saranno raggiunti gli obiettivi e se non ci saranno dei risultati. La terza richiesta era stata presentata a fine 2022 e i tempi sono più lunghi, sei mesi rispetto ai due ordinari. Stiamo facendo una valutazione approfondita”. La carezza dopo il pugno: “E le autorità italiane stanno lavorando e penso che l’esercizio si concluderà a breve. Essendo anche io italiano dichiaro che c’è un interesse particolare per alcuni dei piani di alcuni paesi, tra cui l’Italia, non perché ci sia un ritardo particolare ma perché sono consistenti per la loro entità. il successo di questi piani per alcuni paesi, Spagna, Italia, è determinante per successo complessivo dello strumento”.

Gentiloni, inoltre, ha riferito che sono tanti i Paesi che sono al lavoro per rimodellare le richieste sui loro recovery plan: “Attualmente stiamo valutando i Pnrr rivisti di Danimarca, Spagna, Portogallo, Lituania, Cechia e Paesi Bassi. Prevediamo che molti altri Stati membri presenteranno i loro piani rivisti nelle prossime settimane”. L’Italia ha già iniziato. Ma dal governo non c’è scoramento. Anzi. Il ministro all’ambiente Pichetto Fratin è arci-sicuro e, a margine della presentazione della relazione Arera al Parlamento, promette: “certamente arriverà la quarta tranche del Pnrr”. Il “collega” all’agricoltura, Francesco Lollobrigida, gonfia il petto: “Il mio ministero ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era posto”. Adolfo Urso, che regge il Mimit, punta alla luna: “Il Pnrr prevede investimenti per 1,2 miliardi di euro, per potenziare i sistemi di osservazione della Terra, per il monitoraggio dello spazio extra-atmosferico e per rafforzare le competenze nazionali nella space economy, tutti i contratti previsti sono stati conclusi nei tempi utili”.

Le parole più pesanti, in queste ore, sono quelle che arrivano da chi tiene i cordoni della borsa. Il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, in una conferenza stampa, ha affermato: “Per quanto riguarda l’andamento del fabbisogno di cassa dello Stato, se la terza rata fosse entrata prima sarebbe moto meglio ma stiamo gestendo la situazione, confidando che questa benedetta rata venga somministrata”. E quindi smentisce la retorica entusiastica che ha accompagnato, già dalle primissime fasi, il Recovery Plan: “Credo che quello che sta avvenendo faccia emergere con consapevolezza che quelli che prendiamo dal Pnrr non sono tutti soldi regalati, in parte regalati, tutti gli altri sono debiti che dobbiamo gestire nel modo migliore”.

Last but non least. L’ultimo a parlare, ieri, è stato il titolare del dossier, il ministro delegato al Pnrr e ai rapporti con l’Ue, Raffaele Fitto. Che ha smentito le voci che parlavano di riunione d’urgenza e che l’Italia stia procedendo, zoppicando, verso il flop. ““Rispetteremo la data di scadenza del 31 agosto per modifiche e revisione, sui ritardi vorrei critiche nel merito dall’opposizione. La convocazione d’urgenza della riunione è una fake news”, ha spiegato in conferenza stampa. Quindi ha aggiunto: “Andrò in Parlamento il 18 per la relazione semestrale, e penso di essere andato in Parlamento un numero di volte non paragonabile rispetto a quanto accaduto nei due anni precedenti”. Sui ritardi, Fitto punta a diradare le nubi: “Il tema dei ritardi è particolare: non ho ancora ascoltato un riferimento preciso a un ritardo imputabile a noi che sia oggettivo”. Insomma, tutto procede bene.

Ed è quello che si aspettano, tra gli altri, anche gli industriali. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, stigmatizza gli errori che, però, non attribuisce solo all’attuale governo. Anzi. “Difficile accusare questo governo di non riuscire a realizzare il Pnrr perché si tratta di un piano sbagliato all’origine. Ricordo ancora il Conte 2 e gli incontri a villa Pamphilj, non c’era visione: per arrivare ad ottenere tutte quante le risorse si sono aperti i cassetti dei ministeri e si è tirato fuori la qualunque, qualsiasi progetto c’era è stato messo dentro, senza una visione di insieme e senza un principio basilare: che si indebita per investire e crescere”.


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