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Operazione Campo minato: il riciclaggio della ‘ndrangheta nell’asse con la Bulgaria

di Redazione -


Operazione Minefield, Campo Minato. Smantellata un’organizzazione contigua ad ambienti della criminalità organizzata finalizzata alle frodi fiscali, indebite percezioni di risorse pubbliche, reati fallimentari, riciclaggio internazionale ed autoriciclaggio. E’ in corso da questa mattina l’operazione ‘Minefield’ che vede coinvolti oltre 350 militari tra finanzieri e carabinieri dei rispettivi comandi provinciali di Reggio Emilia, nell’ambito di una attività investigativa, coordinata dalla locale Procura, che ha messo in luce un giro d’affari di oltre 30 milioni di euro. Le forze dell’ordine stanno dando esecuzione a 15 misure cautelari personali ma complessivamente l’operazione coinvolge oltre 100 indagati e 81 società tra Emilia, Calabria, Campania, Toscana, Lazio, Lombardia, Marche e Veneto dove sono scattate un centinaio di perquisizioni. Disposti sequestri per oltre 10,5 milioni di euro.

In particolare, le Fiamme Gialle ed i Carabinieri stanno dando esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 persone ed alla misura degli arresti domiciliari nei confronti di altre 7 con l’accusa di associazione a delinquere e per numerose ipotesi delittuose, in prevalenza reati tributari, riciclaggio internazionale ed autoriciclaggio. Previste anche 2 misure interdittive nei confronti di commercialisti.

Dentro il core business criminale svelato dall’operazione Minefield, uno spaccato dell’economia illegale. Fatture false, riciclaggio di denaro, società ombra dei clan – oltre 250 – nei settori d’impresa più diversi: cantieristica, manutenzione industriale, pulizie, noleggio auto, commercio all’ingrosso. Oggi, 15 misure cautelari, indagate 100 persone e 81 società. Sequestrati 30 milioni di euro, denaro in contante per 300mila euro, lingotti d’oro, diamanti, orologi Rolex.

Cinque, le ordinanze in carcere, sette le misure domiciliari, un obbligo di dimora e tre interdittive, due delle quali a carico di colletti bianchi emiliani, un commercialista di Parma e uno di Reggio Emilia.

Società cartiera e un vortice di bonifici, è emerso, che direzionavano i flussi di denaro fino in Bulgaria, in un andirivieni continuo di versamenti con il nostro Paese. Denaro che veniva pure reinvestito in lingotti d’oro, diamanti, orologi Rolex.

La mano della “ndrangheta – questo il collegamento criminale preciso con la Calabria – pure sui fondi della disoccupazione Naspi e su quelli alle imprese per le misure del governo all’epoca del Covid.


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