Ora! Boldrin, Forchielli e Pagotto raccontano il nuovo partito
Priorità e progetti della formazione politica
Michele Boldrin (foto da pagina Facebook ora-italia)
Ora! è un nuovo partito. Lo hanno costituito un economista, un imprenditore e tanti giovani. L’identità ha incontrato Michele Boldrin (professore alla Washington University di St Louis), Alberto Forchielli (cofounder di Mindful Capital Partners, specializzato in investimenti tra Europa e Asia) e Anna Pagotto (giovanissima manager di una multinazionale).
Un’intervista per registrare priorità e progetti del nuovo partito, nata dal movimento Drin Drin che ha 17mila aderenti: Ora! punta a crescere.
Ora! Perché un nuovo partito?
Perché un nuovo partito? Ce n’era davvero bisogno?
Michele Boldrin: Perché l’Italia è ferma da quarant’anni. Ci raccontiamo che la colpa è degli altri: dell’Europa, della globalizzazione, dei migranti, del destino. Non è vero. La colpa è di una politica incapace di decidere e di assumersi responsabilità reali. Noi fondiamo Ora! per dire basta all’alibi permanente. O si cambia adesso, o tra dieci anni saremo un Paese vecchio, povero e rancoroso. Servono competenze, trasparenza e una visione chiara: produrre di più, distribuire meglio, rimettere in moto la mobilità sociale. Nessuno lo sta facendo davvero. Noi ci proviamo con impegno e competenza.
Quale, la necessità maggiore del Paese?
Alberto Forchielli: La nostra economia ha una ferita aperta: la produttività ferma da decenni. Possiamo discutere di mille cose, ma se non riparte la capacità di produrre valore, tuttoil resto è accessorio ed elude il punto. Vuol dire tecnologia, industria, ricerca, capitale umano. La nostra proposta è semplice nella sua brutalità: sostenere chi innova, chi esporta, chi investe sui giovani preparati. Rimettere al centro le
competenze che servono davvero al Paese. Velocizzare la giustizia civile perché, senza certezza del diritto, nessuno investe da noi. E riportare in Italia cervelli che altrove sono valorizzati per quello che sanno fare. È una cura forte, ma l’unica che può funzionare. Non è una questione ideologica, è una questione biologica: l’Italia deve respirare di nuovo.
Perché tanti giovani nel nuovo partito?
Anna Pagotto: Vogliamo un’Italia che pensi davvero al futuro, non solo a raccogliere voti a breve termine. Ho 28 anni e so cosa significa vivere in un Paese che troppo spesso guarda ai giovani solo come a uno slogan o a una statistica utile in campagna elettorale. Vogliamo un Paese che investa sulle nuove generazioni con visione, formazione e fiducia.
Sinistra, destra, centro: categorie ancora valide?
Michele Boldrin: Sono etichette, troppe volte usate con una logica del secolo scorso, che servono solo a evitare di ragionare. La domanda non è “sei di destra o di sinistra?”, ma “cosa proponi di concreto per il Paese, quanto costa, dove prendi i soldi e come misuri il risultato?”. Ecco: Ora! nasce su questo. Politica come problema da risolvere, non come identità da sbandierare. Se vogliamo discutere di bandierine,
siamo pieni di partiti che vivono di simboli e di spazi ideologici da occupare. Noi vogliamo discutere di soluzioni.
Ora! alle prossime Politiche?
Alberto Forchielli: Non vivo di previsioni ma di lavoro. Se continuiamo con la stessa determinazione, superare lo sbarramento è alla nostra portata. Il punto non è entrare per occupare sedie ma per cambiare il modo in cui si parla, si decide, si governa, si intende la politica. Dobbiamo lavorare per ridurre quel disvalore che avvolge la politica percepita come lontana. Il nostro risultato non si misura solo in percentuale, ma nella qualità delle persone che porteremo nelle istituzioni. Non per fare carriera personale, ma per raddrizzare l’asse del Paese. Nelle istituzioni con un gruppo compatto, competente e libero, daremo un segnale chiaro: l’Italia non è rassegnata a diventare un Paese stanco. E questo, elettoralmente, può sorprendere più di molti sondaggi.
E alle Comunali?
Anna Pagotto: Sì. Ci interessa costruire amministrazioni che funzionano, gestiscono bene le risorse pubbliche e danno risposte ai cittadini. I nostri gruppi locali sono composti da persone preparate e radicate. L’obiettivo non è aggiungere un simbolo su una scheda, ma essere parte attiva del cambiamento.
Regionali Veneto, perché così tagliente il giudizio sui due principali candidati?
Michele Boldrin: Nessuno dei due ha un piano serio per il futuro della regione: produttività, formazione, sanità territoriale, attrazione degli investimenti, giovani. Si limitano a rifare ciclicamente le stesse promesse.
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