Politica

Ora o mai più ma serve trovare un ampio consenso in Parlamento

di Maurizio Gasparri -


“Hic Rhodus, hic salta”. Lo si legge in una favola di Esopo. La frase sfidava chi si vantava di poter fare salti giganteschi di farlo sul momento. Non c’era bisogno di un racconto per provare la veridicità dell’affermazione, bastava ripetere il fantastico salto. Questa frase si usa per dire che ci sono dei momenti in cui è ineludibile la prova sul campo. Delle riforme Istituzionali, quelle vere, si parla da decenni. Ma poi si è concluso ben poco. Con riforme parziali o alcune sbagliate. Come l’idiozia del taglio dei parlamentari, che rende meno efficiente il Parlamento e meno rappresentati i territori. Una riforma che tutti abbiamo abbracciato o subito, vittime della demagogia imperante. Le vere riforme sono quelle del presidenzialismo e del federalismo. E siamo arrivati alla prova sul campo. Il centrodestra ha una maggioranza netta sia alla Camera che al Senato. Le grandi riforme però comportano un confronto. La stessa Costituzione, saggiamente, afferma che se non si raggiunge, nel varo di una modifica della Costituzione, il quorum dei due terzi ci può essere un referendum popolare confermativo. Talvolta delle riforme importanti, sottoposte al vaglio del giudizio popolare, sono state cancellate. Quindi è opportuno un confronto a 360° e la ricerca di un consenso ampio, che non si limiti alla pur concreta ed esistente maggioranza di centrodestra. Per quanto riguarda le autonomie, o in altre epoche si sarebbe detto il federalismo, occorre sincerità da parte di tutti. La Lega ne ha fatto, storicamente, non soltanto il cavallo di battaglia, ma addirittura lo stesso suo principio identitario. Le altre formazioni politiche hanno accettato riforme parziali, ma hanno cercato di buttare il più delle volte la palla in tribuna. Ora non si può più fare questo giochino. E personalmente ritengo che lo sforzo di Calderoli debba essere sottoposto alla verifica sul campo. Per l’appunto “hic Rhodus, hic salta”. Non si può buttare più il pallone in tribuna, ma bisogna prendere delle decisioni. Sappiamo bene che c’è un divario tra nord e sud. Questo è il problema. E, lo dico da romano con origini meridionali, il Mezzogiorno, prima di lamentarsi, deve riflettere sulle tante risorse mal utilizzate nel corso dei decenni. Il nostro Sud è stato destinatario di fondi nazionali ed europei in quantità e non sempre li ha utilizzati bene. Giusto chiedere una perequazione, doveroso dimostrare la saggezza nell’uso dei soldi di tutti. Pertanto facciamo questa discussione sui livelli essenziali che devono essere garantiti a tutti nelle prestazioni, discutiamo dei meccanismi di perequazione, utilizziamo al meglio i fondi europei e quelli nazionali, ma non possiamo pensare di rinviare ancora una volta la questione.Così come si deve fare per il presidenzialismo. Personalmente propendo per il sistema all’americana, con un Presidente eletto che sia di fatto il capo del governo. Non i sistemi semipresidenziali che potremmo definire del “vorrei ma non posso”, ovvero scelgo il presidenzialismo ma fino a un certo punto. Ma sarà anche qui la prova del campo a dire quale sarà il modello prevalente, quello francese, quello americano o altri. Ma è tempo di dar luogo a una forma autentica di democrazia diretta, di elezione di un capo dello Stato o del governo che abbia poteri effettivi. Per dare stabilità al Paese e per rispettare la volontà popolare. Sistemi perfetti non esistono. Abbiamo visto in Francia coabitazioni tra Presidenti di sinistra e Parlamenti di centrodestra e anche adesso negli Stati Uniti abbiamo un Presidente di sinistra e un Parlamento in prevalenza moderata, che però non riesce nemmeno a sciogliere i nodi all’interno del Partito Repubblicano. C’è poi la questione dei poteri di Roma Capitale. Non è importante solo per noi romani. Ma una grande Capitale deve avere adeguati poteri. Il Comune di Roma non può avere le stesse regole di un comune di 1500 abitanti. Spiegheremo, in un un’altra occasione, le ragioni di questa riforma, ma vogliamo esprimere qui la convinzione che bisogna sciogliere tutti e tre i nodi. La riforma delle autonomie, il varo di un sistema presidenziale, i poteri di Roma Capitale in Costituzione. Personalmente sconsiglio le Bicamerali. Fanno perdere tempo. Portano iella, perché sono sempre finite con fallimenti clamorosi. Si usi il Parlamento. Si usino le procedure previste dall’articolo 138 della Costituzione. Si cerchi di avere un consenso ampio, che vada al di là del quorum dei due terzi. E comunque sarebbe cosa saggia sottoporre in ogni caso al giudizio confermativo popolare una riforma di così vasta portata. Il giudizio dei cittadini è fondamentale. Uno dei difetti della nostra Costituzione, che tutti dicono essere “la più bella del mondo” con troppa retorica, mentre è soltanto una buona Costituzione, è stato quello di non essere stata confermata con un referendum popolare. Non si ripeta di fronte a cambiamenti importanti l’errore del 1948. Se si vuole la democrazia diretta la prima occasione per consentire al popolo di pronunciarsi direttamente è proprio quella delle modifiche rilevanti che si potrebbero apportare alla nostra Costituzione.

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