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Ovadia: “Non siamo più un’Italia libera. Lascio il teatro per non penalizzarlo”

di Edoardo Sirignano -

MONI OVADIA


Ovadia: “Non siamo più un’Italia libera. Lascio il teatro per non penalizzarlo”

di EDOARDO SIRIGNANO

“Non siamo più in un Paese libero. Lascio il teatro per non penalizzarlo. Si utilizza la paura per limitare le libertà”. A dirlo l’attore e scrittore Moni Ovadia.

Dopo aver espresso un’opinione su Israele ha dovuto lasciare il “Comunale” di Ferrara. Siamo ancora in un’Italia libera?

Siamo un Paese che, per molti aspetti, si configura come un regime. Non ci si sente liberi perché si è scatenato il sistema dell’intimazione. Basti pensare al caso di Elena Basile, l’ex ambasciatrice. Pur avendo dimostrato piena lucidità, viene bersagliata solo perché manifesta un’opinione diversa.

Sgarbi sostiene che dovuto mollare l’incarico altrimenti il teatro non avrebbe avuto le risorse necessarie per andare avanti. È d’accordo?

È quello che ho paventato ed è per questa ragione per cui ho dato le dimissioni. Non volevo danneggiare il teatro. Pur avendo avuto la piena solidarietà del sindaco, che si è comportato da grande uomo, del suo vice, dell’assessore della cultura, ho pensato che fosse giusto fare un passo indietro per il bene dell’istituzione. Mentre la giunta di Ferrara si è comportata in modo impeccabile, non posso dire lo stesso di molti partiti. Fratelli d’Italia, Forza Italia, Italia Viva e anche il Partito Democratico mi hanno attaccato solo perché ho espresso opinioni che a loro non sono piaciute e questo è molto grave.

Mentre diventa sempre più importante l’azione di Israele a Gaza, ritorna l’incubo terrorismo…

Rischio terrorismo e libertà di parola non sono connessi. Quest’ultima dovrebbe essere la prerogativa di ogni democrazia. Altrimenti è formale, ma non sostanziale. Ciò è sancito dall’art. 3 della Costituzione per cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione e appunto opinioni politiche.

Magdi Allam sostiene che si sta passando da una guerra di territorio a una di religione. È d’accordo?

Non c’è una guerra di religione. In realtà c’è un altro problema. L’Occidente si erge a giudice del bene e del male. Compito che dovrebbe spettare solo a Dio. Quattro politicanti vogliono prendere il posto dell’onnipotente. A qualcuno non piace la mia opinione, pazienza. Non condivido tante di quelle cose che sento in televisione, ma non per questo chiedo le dimissioni delle persone. Questo è da regime ricattatorio. Sembra essere tornati sotto il fascismo o lo stalinismo. Le opinioni dissonanti e divergenti vengono criminalizzate.

Rischio radicalizzazione, due arresti a Milano per proselitismo. Anche l’Italia è in pericolo?

Non lo so. Non mi occupo di queste cose, ma di libertà di parola e diritti sociali.

La politica nazionale, intanto, dovrebbe battersi per i corridoi umanitari a Gaza?

Chiunque capisce che si rischia un grande macello dovrebbe battersi. Chi è armato finisce per sopraffare e sottomettere chi non lo è. Allo stesso modo, c’è chi ha la possibilità di difendere le proprie posizioni e chi no.

La sorprende che in questo particolare momento siano proprio gli Stati Uniti a frenare Israele?

Si fa presto a passare dalla sopportazione all’esclusione. Siamo in un regime. Il terrorismo non si combatte sospendendo le dimostrazioni o le manifestazioni che richiamano alla sopravvivenza di un popolo. Siccome ho paura degli attentati, paralizzo la libertà. Questo non può e non deve accadere.

A cosa si riferisce?

C’è una fortissima tentazione delle società sedicenti democratiche nel trovare un pretesto per restringere la libertà di espressione, di manifestazione del pensiero. Ogni persona, invece, dovrebbe essere responsabile per sé. Senza avere prove, si colpiscono i cittadini sulla base di presupposti a priori e ciò è pericoloso. Si arriva a una guerra preventiva.

C’è chi, invece, ritiene che in Italia siano lasciate troppe libertà ai musulmani?

Non mi sembra che i musulmani abbiamo avuto fino a ora comportamenti pericolosi, né siano stati protagonisti di atti di terrorismo. In questo Paese c’è libertà di parola per tutti, anche per le minoranze religiose. La tentazione del potere mainstream è utilizzare la paura per restringere le libertà personali.


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