Cultura & Spettacolo

Özpetek Dio maggiore del Nuovo Olimpo

di Nicola Santini -


Ferzan Özpetek non è uno di quei registi e sceneggiatori che possono piacere o non piacere. Su di lui si sceglie solo cosa farci piacere, perché tendenzialmente, su livelli e per motivi differenti piace a tutti. Il motivo è semplice: ti schiaffa sulla scena luci, scorci, momenti che si sanno sorpendere anche quando ti sanno di casa. Che se li hai vissuti te li sa raccontare e che se non li hai vissuti te li sa far comprendere perché ha la capacità di buttarti lì, in mezzo o attraverso lo spioncino, coinvolgendoti in qualcosa che ti rende subito diverso da uno spettatore e non del tutto simile a uno dei protagonisti. Quando ti siedi in sala e guardi Özpetek, di qualsiasi film si tratti, di vincente c’è questa sua capacità di metterti in mezzo e smuoverti una o più emozioni.
Questo ragionamento lo faccio dopo averne visti più di uno di Özpetek ma solo dopo aver visto Nuovo Olimpo ho capito la formula che conquista. Ma faccio un passo indietro perché ho detto sala. E non l’ho detto a caso. Nuovo Olimpo io l’ho visto al cinema e non sono sicuro che goduto dalla tv e men che meno da uno smartphone, considerato che il suo destino è quello di un prodotto Netflix, mi farà lo stesso effetto. Su questo, tengo per me il giudizio ma ci tengo a condividere la riserva.
Il film, invece, ve lo accenno. L’inizio della storia ci porta indietro nel tempo, nel tumultuoso anno 1978, in cui Enea e Pietro si incontrano nel suggestivo scenario del Nuovo Olimpo di Özpetek, un cinema gestito da Titti, interpretata dalla sorprendente Luisa Ranieri. La programmazione del cinema è di primissima qualità, con film come “Mamma Roma”, “Il giardino dei Finzi Contini” e soprattutto il titolo che lascia un’impronta indelebile nella mente dei due protagonisti: “Nella città l’inferno” di Renato Castellani. Ma il Nuovo Olimpo è molto più di un semplice cinema. È un luogo che nasconde un segreto, una sorta di ritrovo clandestino per incontri omosessuali. I bagni si trasformano in un’alcova in cui si consumano fugaci avventure. Enea si sta preparando per diventare un regista, mentre Pietro si dedica agli studi per diventare medico. Nel frattempo, la città è scossa dalle proteste studentesche e dal clima ideologico incandescente degli anni di piombo. Manifestazioni, fumogeni, militanza e scontri con la polizia sono il panorama quotidiano che permea l’atmosfera.
Ma il punto focale della storia è l’incontro tra Enea e Pietro. Tra loro scocca subito una scintilla, un’attrazione magnetica che li lega indissolubilmente. Si amano con ardore e passione, vivendo una storia d’amore intensa e travolgente. Il loro legame si svolge parallelamente alla lotta contro le convenzioni e pregiudizi della società dell’epoca. Enea, col suo spirito libero e la sua aspirazione a diventare regista, rappresenta la ribellione contro gli schemi imposti, mentre Pietro, immerso nei suoi studi medici, incarna il desiderio di aiutare gli altri, superando le barriere sociali che li vorrebbero separati. L’ha saputo raccontare. In grande.


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