Politica

Pace è la parola d’ordine (solo della campagna elettorale)

di Domenico Pecile -


Pace è diventata la parola d’ordine di una campagna elettorale che parla poco dei problemi dell’Europa e sempre più delle guerre: pace. Il fil rouge pacifista – politicamente trasversale – è cavalcato dai 5 Stelle che hanno la pace simbolo elettorale della pace, è sponsorizzato da Avs, è caldeggiato da diverse associazioni cattoliche, è rincorso a fatica dal Pd sempre più diviso su questa questione. Insomma, i voti pacifisti fanno gola a tutti. Anche alla Lega che in tema di guerra e di difesa dell’Europa si differenzia dalla inevitabile realpolitik di Fdi e FI. Così, se da un lato la maggioranza ha dato l’ok sulla risoluzione alla “relazione delle commissioni Affari esteri e comunitari e Difesa sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione”, dall’altra la Lega compie un’ulteriore presa di distanza, smarcandosi dalla linea governativa su Kiev. Ieri, a dare man forte al ministro Salvini è sceso in campo il suo fedelissimo, Andrea Crippa, con un’intervista al Fatto. “Noi – ha detto tra l’altro – siamo contro l’invio di altre armi a Kiev e non perché stiamo contro l’Ucraina, ma perché in questo modo non si risolve la guerra che ha provocato così tanti danni ai cittadini, anche in termini economici”. E all’obiezione secondo cui smettere di sostenere militarmente l’Ucraina e Volodymyr Zelensky, che da mesi chiede il sistema Samp-T, significa agevolare la vittoria russa, Crippa ribatte di no perché per la Lega “la soluzione deve essere diplomatica: noi siamo perché tutte le forze in campo si mettano a un tavolo e dialoghino per fare finire questo conflitto. E questo comporterà dialogare anche con la Russia di Putin, per forza”. Ma Salvini ha anche bisogno di perseguire progetti pacifisti per scrollarsi di dosso le accuse di filo-putinismo. “Ieri – ha precisato infatti il leader del Carroccio – Putin ha invitato al dialogo e io spero che il 2024 sia l’anno della pace”. Poi l’affondo contro chi in Europa, in giorni sta mostrando i muscoli. “Se Monti e Macron – ha aggiunto il Capitano – hanno tanta voglia di combattere, vadano in Ucraina con la fionda. Io sono disponibile a costruire porti, ferrovie, strade, scuole e ospedali. Quando qualche italiano parla facilmente di guerra e soldati che combattono e muoiono fuori dai confini, secondo me c’è dietro un problema”. Ma la concorrenza di Salvini alla linea della fermezza di Giorgia Meloni su Kiev deve fare i conti in primis con Conte, che fa del pacifismo uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale, e con la Schlein che sulla pace non sta guidando un partito monolitico. Anzi, l’anima di sinistra dem meno filo-israeliana e quella moderata e cattolica stanno facendo da settimane scintille. Ne è prova la candidatura alle Europee dell’ex direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, in linea con le posizioni di Papa Francesco sulla guerra in Ucraina. Conte, intanto, vuole fare pulizia di ogni retropensiero circa una rinnovata sintonia con Salvini. E precisa che con Salvini non c’è alcuna intesa, giacché “la nostra posizione è pubblica e chiara da tempo: per quanto riguarda le altre forze politiche (e il riferimento corre dritto alla Shlein, ndr) io sto a quello che votano, e mi sembra che hanno votato sempre a favore degli invii delle armi” e “mi pare che continuino a votare all’Europarlamento a favore di maggiori investimenti e spese militari”. Tace volutamente Il premier, sempre più impegnato sullo scacchiere internazionale (ieri l’incontro col segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che chiede all’Italia di impegnarsi ad aumentare le spese militari al 2%). Parla invece il capogruppo di FdI, Tommaso Foti secondo cui (riferendosi a Macron) è legittimo che ogni capo di Stato abbia le sue opinioni su eventuali interventi che, però, ovviamente possono e devono impegnare il proprio Paese. Dopodiché non commento il resto perché non ne vedo la necessità”.


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