Esteri

Paesi Bassi, gli agricoltori sul piede di guerra. Il governo schiera i blindati

di Redazione -


Disordini e proteste si sono levate gli scorsi giorni, ed ancora per la verità continuano con diversa intensità, nei Paesi Bassi. Gli agricoltori hanno, infatti ripetutamente manifestato contro la decisione governativa di ridurre drasticamente le emissioni inquinanti di azoto ed ammoniaca prodotte dal bestiame. Il governo de L’Aia ha stabilito che entro il 2030 le emissioni andranno ridotte del 50% nelle aree naturali ed in alcune regioni fino al 70%, incentivando di fatto la chiusura delle attività agricole più inquinanti. Alla base della scelta governativa la volontà di fornire una proposta alternativa alle coltivazioni e agli allevamenti intensivi in un’ottica decisamente più “green”, abbandonando così metodi ritenuti oramai obsoleti.

Di fatto, però, la poca chiarezza lamentata dagli agricoltori nelle procedure da seguire e la paura, se non la certezza, di una riduzione delle attività del settore, con forti ridimensionamenti e conseguenti perdite di posti di lavoro, hanno portato ad una insofferenza di massa rispetto alla determinazione governativa, dando tangibile concretezza a riottosità e tensioni già latenti. Autostrade bloccate, balle di fieno in fiamme sulle carreggiate, sono solo alcune delle espressioni di protesta poste in essere dagli agricoltori. A queste si aggiungono i trattori riversati nei pressi dell’abitazione del ministro della Natura, il lancio di petardi contro la casa del ministro, la distruzione di un’auto delle forze dell’ordine, nonché lo svuotamento in strada di una cisterna di liquame.

Le proteste si sono poi spostate presso la sede del Parlamento dove i manifestanti hanno portato due mucche minacciando, più o meno simbolicamente, di macellarle. Intanto i manifestanti hanno ricevuto piena solidarietà dai cittadini e dai pescatori del porto di Lawersoog che hanno bloccato perfino l’accesso al molo. Vista la complessa situazione il Parlamento ha chiesto al governo Rutte di nominare un mediatore, definito plasticamente dallo stesso primo ministro olandese un semplice “conversatore” visto che le trattative sono in stallo a causa dell’assenza di veri e propri poteri decisori in capo alla suddetta figura.

Mariangela Marchioni


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