Politica

L’INTERVISTA – Paolo Feltrin: “Salvini sulla Ue si gioca tutto ma stavolta può vincere”

di Ivano Tolettini -


“Matteo Salvini sta scommettendo, com’è solito fare. È come un giocatore di poker. È una delle sue caratteristiche, perché ogni volta gioca tutto il piatto. E a dire la verità le probabilità di successo alle europee 2024 della coalizione di estrema destra nazionalista, sovranista e identitaria ci sono. Qualche probabilità dopo il voto olandese e slovacco c’è. Quindi dal suo punto di vista sta facendo l’unico gioco possibile. Così facendo mette in difficoltà le sue minoranze interne? Affari loro. Mette in difficoltà la Meloni? Affari della premier”. Il politologo Paolo Feltrin, che ha insegnato Scienza dell’amministrazione e Scienza politica nelle università di Firenze, Catania e Trieste, analizza il messaggio del leader leghista con pragmatismo. “Vede, Salvini formalmente afferma di non rompere il governo, anzi promette fedeltà per l’intera legislatura, quindi egli sta facendo la sua battaglia identitaria”.

Professore, non vede particolari problemi?
No, perché il vero punto è uno solo. A decidere se è una strategia premiante o meno sarà il voto del 5-6 giugno. Se il risultato sarà favorevole alle forze sovraniste Salvini avrà visto giusto. D’altra parte, che ci sia un vento di destra giocato sui temi dell’immigrazione, della sicurezza, dell’isolazionismo e dell’identità nazionale lo si vede benissimo anche da quello che succede negli Stati Uniti, col recupero notevolissimo e del tutto inaspettato di Trump, nonostante i buoni risultati in economia di Biden.

Salvini dice “sconfiggeremo banchieri e burocrati della Ue”, ma qualora vincesse sarebbe costretto a scendere a patti con quanti a parole avversa.
Ma quello è un altro problema. Ricordiamoci che con le agende demagogiche si vincono le elezioni, basta vedere Meloni, ma non si governa. Con le agende e i programmi responsabili si governa, ma si perdono le elezioni.

Non è una contraddizione?
Ma è quello che succede da tempo nelle competizioni elettorali in Occidente. È giusto o sbagliato? Noi dobbiamo analizzare quello che succede, non quello che ci piacerebbe succedesse. Altrimenti non comprendiamo l’umore dell’elettorato. Ne va preso atto. Se non fosse così la stessa strategia della comunicazione politica sarebbe diversa.


Perché Marine Le Pen e l’olandese Gerrt Wilders hanno mandato solo un messaggio video all’incontro fiorentino dei sovranisti di Identità e Democrazia?
Non hanno partecipato di persona per evitare di dare l’idea al proprio elettorato che ci sia un leader europeo. Se si fa un’iniziativa a Firenze sembra che il leader sia Salvini. Marcano la distanza in modo da dire che in Europa ci sono più leader, non solo uno italiano di nome Matteo Salvini. Del resto Le Pen è già venuta in Italia a Pontida a settembre. Se fosse arrivata di nuovo avrebbe rimarcato la leadership di Salvini. Anche perché c’è un’altra considerazione da fare.

Quale, professore?
Poiché i rapporti di forza sono favorevoli a Le Pen, perché avrebbe dovuto fare un regalo a Salvini con la presenza a Firenze?

Quello di “Identità e Democrazia” è un messaggio contro l’ Europa, salvo poi chiedere il voto per governare l’Europa.
C’è un punto di ambiguità su cui gioca. E cioè vuole una diversa Unione Europea, nel senso che tenga più conto dell’identità nazionale, sia più rigida sul fronte migratorio, insomma, che tenga più conto degli stati nazionali. Obiettivamente non è un punto di contraddizione drammatico.

In caso di vittoria dovrebbe costruire una maggioranza con i conservatori e i popolari.
Nell’analisi politica di quello che avviene dopo il voto non dobbiamo preoccuparci: chiuse le urne cambia l’agenda.

Salvini potrebbe governare anche con Macron per estromettere i socialisti?
È la logica delle alleanze. Ripeto, non bisogna mai guardare le agende elettorali come fossero le agende del governo, specie in un’epoca di democrazie radicalizzate. Basta vedere Meloni che finora ha fatto poco di ciò che aveva promesso in campagna elettorale: dai migranti al fisco, tanto per essere chiari. Adesso approverà anche il Mes e siamo a posto.

E a chi dice che sono opposizioni contraddittorie cosa risponde?
Immagino che Meloni risponderebbe “e chi se ne frega”. Quello che avviene dopo il voto è un secondo tempo: cambiano la dinamica politica e le regole del gioco. È la democrazia, bellezza!


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