Esteri

Pechino all’Ue: autonomia dagli Usa o sarà difficile continuare a sostenervi

di Eleonora Ciaffoloni -


Da Pechino a Parigi e oltre. I segnali di riavvicinamento tra l’Europa e la Cina, oggi, sembrano rivedersi. A riaprire pian piano la porta verso oriente era stato il presidente francese Emmanuel Macron – che in visita a Pechino lo scorso aprile con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen – aveva ristretto le maglie del rapporto cercando di allontanare un po’ quell’ombra che incombe su tutto l’occidente: gli Stati Uniti, a cui l’Europa “non può essere vassalla” aveva detto. Momenti di tensioni erano seguiti e il presidente d’oltralpe era stato messo quasi sotto osservazione. Ma la Cina vuole riagganciare il Vecchio Continente, grande partener strategico da sempre e, d’altra parte, anche per l’Europa diventa difficile fare a meno della grande potenza mondiale. E così, prima in Germania, poi in Francia per finire in Norvegia, ci ha pensato il ministro degli Esteri cinese Qin Gang a tessere la tela delle relazioni sino-occidentali. Relazioni che, almeno nell’ultimo anno, sono state congelate dal conflitto in Ucraina e da una sorta di “accusa” da parte occidentale nei confronti della Cina che non avrebbe mai espresso la “condanna” per l’invasione russa nel Paese. Secondo Xi e il suo governo, questo, sarebbe stato un atto di neutralità – confermato, secondo i cinesi, dai vari tentativi di pace e dai richiesti avvicinamenti per gli accordi per un cessate il fuoco – mentre per il mondo occidentale, sarebbe un chiaro affiancamento alla Russia di Putin. A trainare il pensiero occidentale c’è il “Grande Fratello” Stati Uniti, che controlla e tiene anche un po’ le redini della geopolitica europea, e che pone la Cina dal lato del nemico. Eppure, le relazioni sino-europee sono “fondamentali”: e così Qin Gang è volato verso il Vecchio Continente.
Ad aprire il tour del ministro cinese, è stata la visita in Germania con l’omologa Annalena Baerbock. A Berlino il tema cruciale è stato quello della guerra, come era previsto, e si sono ben notate le differenze tra i due rappresentanti. Qin Gang – secondo il portavoce di Pechino – ha invitato i Paesi Ue a non avere una visione “emotiva” della guerra in Ucraina, dicendo che “l’unica via d’uscita è rimanere calmi e razionali e creare le condizioni per una soluzione politica”. Una riconferma da parte del ministro cinese della propria “neutralità” ponendo il proprio Paese come un “sostenitore della pace e un promotore di colloqui di pace” e chiedendo, allo stesso tempo, alla Germania di “svolgere un ruolo di primo piano e avanzare proposte concrete per la costruzione di un quadro di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile”. Una dichiarata neutralità che non è stata recepita come tale dalla ministra Baerbock, che ha chiesto a Pechino di schierarsi e cioè, prendere una posizione chiara contro la Russia e contro l’invasione in Ucraina. “Neutralità significa schierarsi dalla parte dell’aggressore” attacca “ed è per questo che il nostro principio guida è chiarire che siamo dalla parte della vittima” ha affermato. Un passo avanti, due indietro. Ma il tour continua, verso altri lidi, meno freddi di quelli tedeschi. Mercoledì a Parigi si è tenuto l’incontro tra Qin Gang e la ministra degli Esteri francese Catherina Colonna. Una seconda tappa in cui il rappresentante del governo cinese ha esordito a spron battente e ha chiesto alla Francia di rafforzare la cooperazione per poter affrontare insieme “le sfide globali”, ma soprattutto ha chiesto agli interlocutori europei di perseguire una linea di “autonomia strategica” rispetto agli Stati uniti. Un messaggio ben recepito oltralpe, dove il corteggiamento ha sicuramente attecchito di più rispetto alla visita tedesca. “La Cina ha sempre visto l’Europa come un partner strategico globale e ha sempre espresso un chiaro sostegno agli sforzi dell’Europa per rafforzare l’autonomia strategica e il suo ruolo attivo sulla scena internazionale” ha detto Qin Gang, “Le relazioni Cina-Ue non dovrebbero né prendere di mira, essere collegate o essere limitate da una terza parte”. L’elefante nella stanza sono, ancora una volta, gli Stati Uniti, la loro aumentata influenza in Ue a seguito del conflitto e il tentativo di contenimento della Cina e della sua ascesa, decisamente non vissuto con serenità a Pechino. Poca serenità lato cinese, anche per le annunciate sanzioni (l’undicesimo pacchetto) che la Commissione Ue ha previsto nei confronti della Russia e che, per la prima volta, andrebbero a toccare anche otto società cinesi e di Hong Kong per evitare l’esportazione verso il Paese in guerra. La Cina, ha fatto sapere il ministro, “si oppone a qualsiasi misura che utilizzi le relazioni tra Pechino e Mosca come pretesto per danneggiare la cooperazione commerciale” e fa sapere che “agirà con fermezza per salvaguardare i propri interessi nazionali”. Con il viaggio, però, la tensione sembra più smorzata e, in Francia, qualche risultato è arrivato. La ministra Colonna ha affermato che la Francia è pronta a rafforzare la comunicazione con Pechino su importanti questioni internazionali e favorevole a “trovare un terreno più comune”. Anche sulla guerra Colonna ha affermato che Pechino ha un “ruolo importante nella ricerca di una via d’uscita diplomatica”. La porta aperta e l’appello cinese a un’”autonomia strategica” è aperto a tutta Europa, anche alla Germania.

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