Napoli

Per il Napoli l’ultima trovata di De Laurentiis: ma a cosa serve il ritiro “punitivo”?

di Redazione -


La stagione del Napoli si sta rivelando un disastro oltre ogni immaginazione. In questo momento la squadra Campione d’Italia rischia seriamente la qualificazione in Champions League, cosa che comporterebbe un danno economico di proporzioni senza precedenti.

Il presidente del club partenopeo Aurelio De Laurentiis, figura che spesso si è autodescritta come proiettata al futuro, come già avvenuto curiosamente in altri momenti di difficoltà, a cominciare dal periodo di Rafa Benitez, per passare all’ammutinamento con Carlo Ancelotti toccando la breve era Gattuso e finanche nella gestione di Luciano Spalletti, ricorre ancora una volta a metodi da vecchia scuola, al ritiro “punitivo”.

Insomma, come nei suoi cinepanettoni prodotti a cominciare dai primi anni 80, il copione è sempre lo stesso, cambiano soltanto gli interpreti: al posto di Boldi e De Sica questa volta ci sono Mazzarri e Meluso.

Ed è allora interessante soffermarsi sull’aggettivo “punitivo”, che in realtà non viene mai citato ma fatto percepire alla piazza, attribuito così al ritiro in un’accezione quasi fuorviante, considerando che oggi i giocatori godono di strutture confortevoli e tecnologicamente avanzate, lontane anni luce – a Napoli – dai tempi di Ferlaino in cui le opzioni di intrattenimento erano limitate a una partita a carte, una a biliardo e una telefonata alla fidanzata.

Nel contesto attuale, tra videochiamate, console per il gaming e piattaforme di streaming, i calciatori hanno accesso a una vasta gamma di attività che paradossalmente finiscono per distrarli dal confronto diretto per risolvere i problemi della squadra.

Tuttavia, il nodo centrale della questione sembra essere la mancanza di idee a livello societario e tecnico-organizzativo. Biasimare esclusivamente i calciatori appare così un gesto che riflette una certa confusione o, forse, un maldestro tentativo di manipolare l’opinione pubblica. Ciò evidenzia la necessità di una soluzione più profonda e riflessiva, piuttosto che una risposta superficiale basata sul ritiro “punitivo”. Che, a quanto pare, non si è mai dimostrata una soluzione reale.

(Adriano Pastore)


Torna alle notizie in home