Pnrr, il nuovo allarme di Unimpresa su ritardi, criticità e malattie storiche della Pa
Pnrr, nella giornata successiva al Cdm che ha accelerato sulla semplificazione del contenzioso dei ricorsi pendenti in Cassazione per mantenere la tabella di marcia sui suoi obiettivi, arriva l’annuncio della Corte dei Conti sulla lente che sarà posta sulla gestione finanziaria di 313 enti pubblici o privati e il rinnovo dell’allarme di Unimpresa, già espresso due mesi fa, su “ritardi e problemi strutturali” che nei prossimi 9 mesi e mezzo potrebbero mettere a rischio “gli oltre 25 miliardi di euro previsti per quest’anno e i quasi 29 miliardi programmati dall’Italia con l’Unione europea per il 2026”.
In totale e in bilico, 55 miliardi insidiati da “sette complessità e criticità: tempi lunghi nei pagamenti della Pa, complessità normativa e regolamentare a causa dei ritardi dei decreti attuativi, rallentamenti nelle infrastrutture per la mobilità sostenibile, difficoltà nel settore energia e transizione ecologica, problemi nel settore sanitario, difficoltà nella gestione dei fondi, monitoraggio e rendicontazione, a causa di alcuni disallineamenti nelle informazioni”.
Bisogna fare presto per evitare il fallimento parziale del Piano, sollecita il presidente Giovanni Ferrara: occorrono “capacità decisionale, trasparenza amministrativa e una forte responsabilità verso i cittadini e le imprese che attendono risposte concrete e interventi efficaci”.
Il quadro di dettaglio che emerge dall’analisi di Unimpresa ribadisce la persistenza di malattie storiche della Pa ma pure il segno evidente di un affanno concreto – come nel caso delle infrastrutture per la mobilità e per l’energia – che stride in maniera singolare e oltremodo preoccupante con l’efficienza finora vantata sul procedere delle opere.
Non solo la cronica assenza di personale da utilizzare per il celere iter del Pnrr, gli atavici ritardi nei pagamenti o quelli dei decreti attuativi, la mancata sinergia tra enti o i sempiterni vincoli ambientali che frenano le opere, ma pure il critico completamento di 700 km di tratte ferroviarie e della realizzazione di nuove linee metropolitane, perfino la mancanza di materiali e componenti per l’installazione degli impianti energetici (nel settore, previsti un incremento di almeno 1.000 MW della capacità di rete per la distribuzione di energia rinnovabile e la realizzazione di 514 km di cavi per il Tyrrhenian Link), lo scollamento già segnalato dal Mef tra la spesa effettiva e quella programmata, che espone a rischio di un blocco i flussi finanziari da Bruxelles.
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