Economia

Povero sport snobbato dal Pnrr

di Giovanni Vasso -

GIOVANNI MALAGÒ PRESIDENTE DEL COMITATO OLIMPICO NAZIONALE ITALIANO CONI, ANDREA ABODI MINISTRO PER LO SPORT E I GIOVANI


Povero sport: in Italia, per le strutture sportive, si investirà soltanto lo 0,4% delle risorse del Pnrr. E al Sud le infrastrutture territoriali sono, rispetto a quelle del Nord, a dir poco inadeguate. Il report curato dal Sole 24 Ore parla chiaro: al di là dell’exploit di Cagliari (undicesima), per rintracciare la prima provincia meridionale nella classifica nazionale occorre scendere fino al 55esimo posto. Dove c’è Napoli, scudettata nel calcio ma in zona retrocessione, come tutto il resto del Sud, per quanto riguarda le strutture sportive.

Se la situazione di partenza è questa, la prospettiva è anche più nera. Già, perché, come ha riferito il presidente del Coni Giovanni Malagò, “allo sport è destinato solo un miliardo su 209”. E di quel miliardo, una parte consistente andrà alle scuole (300 milioni). Il Pnrr, dunque, s’è dimostrato a dir poco avaro nei confronti dello sport che pure riveste un’importanza, oltre che sociale, sanitaria e culturale. Il dramma è completo se, alla denuncia di Malagò, si uniscono due circostanze concentriche. La prima, a proposito del Pnrr, è che i governi precedenti avevano pensato di rifare, coi fondi Ue, gli stadi di Firenze e Venezia. La seconda, a proposito degli stadi, è che queste strutture, inadatte, restano in mano pubblica e diventa impossibile, a causa dell’asfissiante burocrazia e di un approccio che definire statocentrico è ancora poco, mentre per le società investire in impianti propri diventa sempre più difficile. Insomma, niente stadi per nessuno. Né per i club del calcio che potrebbero permetterselo e che sognano di poterlo fare, né per i cittadini che si ritrovano con poche infrastrutture, poco attrezzate e meno ancora competitive. E nel Mezzogiorno, se possibile, va ancora peggio.

Napoli è riuscita a fare un balzo di due posizioni “grazie” allo scudetto. Ma rimane inchiodata al 55esimo posto. Prima del Sud. Al 62esimo posto c’è Bari, prima città pugliese. Messina, ha il primato siciliano ma su scala nazionale si classifica a un desolante 72esimo posto. E queste sono le migliori. La peggiore è Isernia, al 107esimo posto. Il Molise non esiste. Almeno su questo settore. Povero sport. Poverissimo Sud. Fanno meglio, molto, al Nord. Al primo posto del Report c’è Trento, poi Trieste e Cremona.

Il ministro Andrea Abodi ammette che la situazione è a dir poco catastrofica. Ma non si scoraggia. “Abbiamo trovato una situazione difficile, ma non ci piangiamo addosso. Il numero è mortificante e insignificante, ma oltre al Pnrr c’è il fondo Sviluppo e Coesione e altre misure che arrivano dall’Europa, non solo per lo sport. Se avessimo potuto decidere ne avremmo pretesi di più, anche 300 milioni per la scuola è un numero basso”. Abodi ottiene la “solidarietà” del presidente Coni Malagò. Che si indigna: “Allo sport è stato destinato solo un miliardo, di cui 300 milioni alla scuola, ditemi se su 209 miliardi all’Italia lo sport si meritava di prendere solo lo 0,40% del totale. Siamo molto vicini al ministro Abodi, che sicuramente ora deve trovare il modo di correggere perché soprattutto al sud è complicato migliorare certi dati”.  “L’indagine – ha insistito Malagò – è una risonanza magnetica, con liquido di contrasto, che fa capire che è un’Italia quantomeno a due, se non a tre velocità. Lo sport non poteva che dare lo stesso riscontro di tutti gli altri settori del paese. Se ci fosse un aiuto da parte del Sud, sarebbe fondamentale perché Nord e pezzi del Centro stanno facendo molto bene la loro parte”.


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