Politica

PRIMA PAGINA – Premierato, la Schlein porta lo scontro in campagna elettorale

di Domenico Pecile -


Il premierato è destinato a diventare il tema forte della campagna elettorale e soprattutto dello scontro tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Con la prima che tenta di varare la riforma in tempi brevissimi e la segretaria dem che sceglie la data simbolica del 2 giugno e quindi a ridosso del voto per “una manifestazione sulla Costituzione e l’Europa federale contro il premierato e l’autonomia differenziata”. Il durissimo botta e risposta di queste ore sta già incendiando lo scontro tra le due leader che sfocerà nel confronto tv. La segretaria dem decide dunque di andare in trincea sperando in una mobilitazione di tutte le opposizioni, inconsapevole tuttavia che anche dentro il centro sinistra (Luciano Violante, tanto per citare un caso, si è espresso all’opposto esatto della Schlein) molti caldeggiano una riforma che ponga fine al trasformismo parlamentare e soprattutto che dia un taglio netto ai governi tecnici spianando la strada a esecutivi duraturi e non ricattabili. Non a caso il cambiamento della forma di governo è sotto i raggi x dei vari Parlamenti che si sono succeduti da almeno otto lustri. Come dire, nulla di nuovo se non che Meloni è intenzionata a porre fine a un tiramolla pluridecennale e a farcela laddove avevano fallito Berlusconi e Renzi. Non sarà un percorso facile e questo anche per le troppe incrostazioni istituzionali e soprattutto se l’opposizione assumerà posizioni totalmente ideologiche, di chiusura preconcetta e di ostruzionismo a prescindere.
La replica agli allarmi intempestivi del Pd arriva dallo stesso premier intervenuto a un convegno della Fondazione De Gasperi. “Leggo di leader – ha detto Meloni – che dicono di fermare la riforma con i corpi. Non so se leggerla come una minaccia o come una sostanziale mancanza di argomentazioni nel merito”. Immediata la controreplica della stessa Schlein: “Meloni dice che non abbiamo argomenti? Li abbiamo portati all’incontro con il governo, l’unico che c’è stato più di un anno fa. Il dialogo non lo hanno voluto. Abbiamo portato le nostre proposte e non ne hanno considerata nemmeno una perché questo fragile governo si regge sul baratto tra autonomia e premierato”. E nella contrapposizione Meloni-Schlein si butta anche il forzista Maurizio Gasparri con un intervento al vetriolo contro il Pd: “Schlein e compagni non rispettano nemmeno la Festa della Repubblica del 2 giugno. Calpestano le date con un teppismo istituzionale degno di migliore causa”. Insomma, la maggioranza respinge con fermezza l’ipotesi che si tratti di una riforma che mette a repentaglio la democrazia. E anzi, sempre per bocca di Meloni, sostiene che bisogna salvaguardare gli organi di garanzia, “a partire dalle funzioni di arbitro super partes del capo dello Stato. Ed è esattamente quello che fa questa riforma del premierato”. E ancora: “È stata una scelta lasciare inalterati i poteri fondamentali del presidente della repubblica. Questa è stata una scelta, non un incidente”. E sempre ai dem che in primis sostengono che la riforma indebolisca Le Camere, Meloni ribatte di pensare che invece indebolisca, appunto, il trasformismo e “che sia stato proprio il trasformismo ad avere indebolito le Camere”. E quindi il premier chiosa affermando che sarebbe molto interessante se i partiti volessero porre il problema di come rafforzare l’iniziativa legislativa: “Questo è un tema che m’interessa molto, parliamone… Non sono contraria a entrare nel meriti, se c’è un merito nelle proposte”. Insomma, Meloni avvisa avversari ma anche alleati che indietro non si torna e annuncia che non getterà la spugna né si farà intimorire da slogan roboanti di un’opposizione che sventola inesistenti pericoli di attacco alla democrazia. Il premierato è dunque un passaggio imprescindibile per il capo del governo. Che critica soprattutto la Schlein e chi “in questo dibattito ritiene di essere il depositario esclusivo della Costituzione”.


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