Attualità

PRIMA PAGINA – L’Expo della monnezza e il declino della Capitale

di Rita Cavallaro -


Roma caput monnezza, che voleva vincere l’Expo 2030 con gli anziani felici mentre giocano a scacchi davanti al Colosseo invece di giocarsi il tutto per tutto con le foto dei turisti sorridenti tra i cumuli di rifiuti sui marciapiedi del centro.

E anche questa volta, di fronte a una sconfitta annunciata a colpi di petrodollari arabi, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha sbagliato la strategia in maniera così eclatante da mancare perfino le peggiori previsioni, quelle che vedevano la Capitale al secondo posto dopo la vincente Riad con almeno 50 voti. Invece ne ha presi soltanto 17, tradita da una schiera di franchi tiratori europei con a capo la Francia di Emmanuel Macron, che con gli arabi va a braccetto già dai tempi delle votazioni per i mondiali del 2022 al Qatar.

Il sindaco dem, d’altronde, con il suo progetto “Persone e Territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione” dettagliato in 618 pagine, è riuscito a far capire perfino ai delegati europei del Bureau International des Exposition che quel dossier era tutta fuffa, spingendoli al voto utile ormai in voga sotto elezioni, tanto che la sudcoreana Busan, esclusa nelle previsioni dalla sfida a due Roma-Riad, ha raggranellato 12 “sì” in più della Capitale d’Italia.

Uno smacco, che ha scatenato le polemiche sulla campagna acquisti nell’ultimo miglio e una caccia ai traditori, anziché spingere il Campidoglio a un esame di coscienza e a una presa d’atto del fallimento che ormai si consuma inesorabile su Roma. Una città diventata invivibile sotto ogni punto di vista: la sicurezza, il decoro, la mobilità, l’ambiente. Roma ormai costantemente sulle prime pagine dei tabloid del mondo, con i cassonetti ricolmi di spazzatura tra le vie del centro, con i gabbiani così spudorati da attaccare i turisti per rubare loro il cibo o comodamente accomodati a fare scempio dei sacchetti di rifiuti sui marciapiedi.

Roma e le sue colonie di ratti che hanno cacciato perfino i gatti del Colosseo e contro i quali il sindaco ha dovuto assumere dei cacciatori esperti che, per ora, non hanno riscosso successo. Roma ostaggio delle centinaia di cantieri aperti ovunque in vista della riqualificazione per il Giubileo ormai alle porte, attanagliata dal traffico, abbandonata al degrado e alla microcriminalità.

È in queste condizioni che il sindaco Gualtieri ambiva a strappare l’Esposizione universale ai sauditi, così bravi a nascondere come la polvere sotto il tappeto le continue violazioni dei diritti umani, mostrando al mondo strade immacolate, grattacieli luccicanti e palme dorate. Il primo cittadino si era convinto di sconfiggere lo Stato islamico con l’inclusività, con il sorriso degli anziani al Colosseo, con un parco solare urbano fatto di alberi energetici mentre quelli veri cadono al primo soffio di vento e ammazzano poveri passanti. E poco ha contato per i delegati leggere 618 pagine di storia e bellezza millenaria della Città Eterna.

Perché quello è il passato e il voto riguardava un progetto per il futuro, un progetto per la città, che avrebbe dovuto indicare cosa Roma vorrà essere tra dieci o vent’anni. E allora quale migliore occasione per il sindaco visionario, che sogna il mastodontico inceneritore in grado di risolvere la questione rifiuti, di portare a Parigi il progetto monnezza, qualcosa che non hanno né avranno mai sia Riad che Busan. Un programma sul quale sarebbe stato impossibile batterci, essendo gli sfidanti del tutto a digiuno sul fenomeno delle discariche a cielo aperto.

E che al tempo stesso sarebbe stato così familiare per tutti i votanti, visto che le foto di Roma che affonda nei cumuli di spazzatura hanno fatto così tanto il giro del mondo da essere ormai entrati nell’immaginario collettivo. Chissà, l’esperienza e la singolarità della proposta magari avrebbero spinto la Città Eterna sul podio. Sarebbe bastata mettere la cloaca di Roma nel passato, nel presente e nel futuro sul foglio e romanzare bene. Che tanto non ci sono mai mancati demagoghi capaci di vendere la sabbia agli arabi, abituati come siamo a politici e professionisti solo chiacchiere e distintivo.


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