Politica

PRIMA PAGINA – NardElly: i guai di Schlein e Franceschini lancia Nardella contro Gentiloni

di Edoardo Sirignano -


Nardella è l’asso nella manica di Franceschini per fermare le ambizioni di Gentiloni da leader. In corso le primarie sottotraccia per il dopo Schlein. A credere nella riconferma della segretaria uscente sono in pochi e dunque partono le grandi manovre. Non bastano le europee e il testa a testa con Meloni a blindare la posizione della prima donna alla guida del Nazareno. Le bocciature di Romano Prodi, padre fondatore dell’Ulivo e di Massimo D’Alema, che esorta i giovani a ribellarsi per il congresso, d’altronde, valgono più di mille parole. Se, poi, a rompere le uova nel paniere sono anche i più fedeli colonnelli di Elly, vedi caso Sicilia, dove si rinuncia a qualsiasi alleanza pur di far avanzare i gialli, si comprende come un’era, a quelle latitudini, stia per giungere a termine.

Caporetto o meno, tutti sanno che, con l’arrivare del gran caldo, Guerini e compagni alzeranno la testa. Gli ex renziani sono stanchi di stare ai margini e sperando anche in un aiuto esterno di Matteo, qualora dovesse spuntarla nel duello tutto centrista con Calenda, alzeranno la posta. Se la segretaria dovesse spuntarla creeranno una scissione non di poco conto, pur di non sottostare ai compagni, mentre se non dovesse sfiorare o addirittura essere al di sotto della fatidica soglia del 20% si riaprirà la solita contesa interna. Una partita a cui i grandi strateghi democristiani alla corte di Elly non possono rinunciare.

Lo sa bene il Franceschini di turno che ha già in mente il piano per spaccare i riformisti. Si chiama: Dario Nardella. Il sindaco di Firenze, da anni alla ricerca della ribalta nazionale, potrebbe essere la chiave per ricompattare il fronte dei sindaci. Secondo voci di palazzo, intorno a questo nome si ritroverebbe non solo il governatore dell’Emilia Bonaccini, che così spaccherebbe la mozione Guerini, ma anche diversi primi cittadini riformisti, tra cui Giorgio Gori, Matteo Ricci e Antonio Decaro. Nascerebbe, in tal modo, una valida alternativa moderata a Gentiloni, che vorrebbe sfruttare il vuoto del Nazareno per riprendersi il Colle, lasciando il posto al suo amico di Renzi in quel di Bruxelles.

Uno schema, però, a cui non ci sta il Dario dem, che da anni sogna il Quirinale. Secondo più di qualche commentatore, i guai del Pd provengono proprio da una sua mancata promozione alla carica più importante in Italia. Una cosa è certa, Franceschini non avrebbe neanche problemi a fare la minoranza al Nazareno. Come sa svolgere lui quel ruolo, non sa farlo nessuno. Basti pensare a quanto succede oggi: i suoi bianchi distribuiscono le carte, mentre i compagni pensano a chi canti o meno Bella Ciao. È più che attuale, dunque, prepararsi per un dopo Schlein, dove si profila uno scontro a due tra gli ex della Leopolda in cerca di riscatto e chi invece vorrebbe sfruttare le difficoltà altrui per ritagliarsi uno spazio, come l’intramontabile Franceschini.

Le europee in casa Pd, infatti, serviranno solo ad arruolare gli uomini e le donne migliori, in vista del secondo tempo della battaglia, ovvero quello dopo le elezioni. La prossima contesa, a eccezione di Elly, interessa poco a un partito, che per sopravvivere al cambiamento deve dare almeno l’idea di cambiare lo status quo. Sulla stessa linea di pensiero si ritrovano pure i grandi governatori del Sud. De Luca vorrebbe sfruttare un possibile scontro centrista per lanciare in prima battuta il solito rampollo e poi negoziare per l’ambito terzo mandato. Lo stesso vale per Emiliano, che è pronto a provare ogni alleanza, pur di uscire da quella Puglia, trappola infernale in vista delle regionali.

I vari Orlando, Boccia e Orfini, se lo schema sarà questo, quindi, dovranno accontentarsi delle briciole lasciate dagli ex balenieri Dc, che da esperti di mari in tempesta, già pensano a preparare le imbarcazioni per i prossimi marosi. E considerando quelli che sembrano prefigurarsi in casa dem, non c’è scialuppa che tenga e in grado di garantire salvezza, anche se è riservata a capigruppo o dirigenti blasonati.


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