Economia

“Priorità industria”: un forum Cnpr sugli incentivi

di Angelo Vitale -


“Priorità industria: salvaguardare l’economia reale per un’Europa più forte”: se ne è discusso nel corso di un Forum promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca. “Dopo una storica serie di dati molto incoraggianti per il nostro Paese, penso a quelli sull’occupazione che ha fatto segnare un record con centinaia di migliaia di occupati in più – la riflessione di Alessandro Cattaneo (deputato di Forza Italia in Commissione Politiche dell’Unione Europea) – , la contrazione non è una buona notizia. C’è una differenza sostanziale rispetto al passato. Se fino a qualche anno fa eravamo sempre in fondo alla lista dei Paesi per indice di crescita anche quando l’area-euro cresceva in maniera sostenuta, oggi l’Italia è nella parte medio alta della classifica della crescita del Pil. Il dato è molto condizionato dal complessivo stato di salute dell’Ue nel suo insieme, c’è il tema specifico della Germania in forte rallentamento. Il nostro governo – sottolinea Cattaneo – è impegnato a sostenere la crescita in maniera determinante. L’Italia è un grande paese manifatturiero e dovrà continuare ad esserlo. Le iniziative fiscali e i fondi del Pnrr dovranno essere finalizzate a sostenere la transizione energetica ed ambientale per le aziende”.

“Finora questo governo – l’attacco di Luigi Nave (senatore del M5s in Commissione industria, commercio, turismo e agricoltura) – ha dimostrato di essere poco lungimirante, con manovre conservative senza investimenti. La legge delega sugli incentivi tutto prevedeva tranne la possibilità di detrazioni per le imprese e la possibilità di utilizzare il credito d’imposta. Manca una visione complessiva. Lo vediamo a Taranto con l’Ilva e con quello che accade per Tim dove lo Stato non impegna risorse per prendere la maggioranza di un asset strategico. Se aggiungiamo l’aumento dei tassi e quello dei costi delle materie prime, il calo nella produzione è inevitabile”.

Critico pure Filiberto Zaratti (Alleanza Verdi e Sinistra): Manca da troppo tempo una seria politica industriale, basata sull’innovazione e supportata dal pubblico. Abbiamo una piccola e media impresa molto vivace e una grande industria che ha sempre faticato ad essere al pari della concorrenza a livello mondiale. Manca anche un adeguato supporto al sistema universitario, prosegue l’esodo dei giovani motivato anche dai bassi salari per lavori qualificati. Fattori che contribuiscono all’impoverimento del nostro sistema e al ristagno dei consumi”.

Per Alessandro Colucci (Noi Moderati) “I dati sull’Eurozona evidenziano un calo complessivo a livello globale. Però l’Italia cresce più di Germania e Francia, ha un calo di disoccupazione negli ultimi quattordici anni mai visto. Bene hanno fatto il governo Meloni e il centrodestra decidendo per il taglio del cuneo fiscale. In passato, politiche scellerate che hanno prodotto fardelli e zavorre, a noi il compito di cambiare rotta”.

Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti con Pasqua Borracci (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bari): “Secondo Eurostat la produzione industriale è in calo. E alla nostra debolezza corrisponde anche una flessione nell’intera eurozona che ha fatto registrare un meno 6,7% a gennaio 2024 rispetto all’anno precedente. Servono investimenti per rafforzare l’intero comparto. In quest’ottica, la transizione digitale e quella green rappresentano due principali sfide da vincere per incentivare innovazione e ricerca e per posti di lavoro qualificati e a lungo termine”.

Le conclusioni, con Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Il rialzo dei tassi e la conseguente riduzione dell’acquisto dei beni durevoli, con il rallentamento delle opere del Pnrr e la fine del boom edilizio con la soppressione del superbonus contribuiscono a questo saldo negativo. Il tema del green e della distanza che ci separa da nazioni come la Spagna deve farci riflettere. In particolare, per l’energia da fonti rinnovabili, gravate da difficoltà nell’ottenimento di autorizzazioni e visti per la realizzazione degli impianti. La crescita economica e occupazionale è subordinata anche a una enorme semplificazione dei flussi burocratici”.


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