Proteggere gli ulivi dalla siccità con i microbi: ecco come
Al lavoro un team di ENEA con le Università di Milano, Torino e Tuscia
+++La presente foto puo' essere utilizzata esclusivamente per l'avvenimento in oggetto+++ Alberi d'ulivo 'incerottati' nel Salento, per una sperimentazione che potrebbe salvare parte del patrimonio minacciato o ormai in parte fiaccato dal batterio Xylella: negli scorsi mesi, e ancora in questo periodo, si è proceduto agli innesti degli ulivi malati, anche ulivi secolari, con varietà di Leccino e Favolosa, che sono risultate resistenti (anche se non immuni) al batterio. Se ne sta occupando, tra gli altri, Giovanni Melcarne, imprenditore olivicolo, agronomo e presidente del consorzio Dop Terra D'Otranto: la sperimentazione riguarda piante che si trovano a Presicce, Ugento e Gagliano. ANSA/CONSORZIO DOP TERRA D'ONTRANTO/GIOVANNI MELCARNE +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++
Uno studio ENEA, realizzato con il Cnr e le università di Milano, Torino e Tuscia nel progetto BIOMEnext, punta a proteggere gli ulivi dai cambiamenti climatici e dalla siccità attraverso i microbi.
Climate change, la protezione degli ulivi grazie ai microbi
La ricerca si concentra su metodi innovativi che sfruttano i microrganismi nel terreno e nelle radici, soprattutto quando manca l’acqua. Così si punta a tutelare gli ulivi dalla siccità grazie ai microbi.
“L’ulivo è stato scelto come specie modello per sviluppare un sistema colturale innovativo, rappresentativo dell’agricoltura mediterranea che è sempre più minacciata dal fenomeno della siccità”, dice Gaetano Perrotta, responsabile del progetto per ENEA. Lo studio ha osservato come i microrganismi vicino alle radici di quattro tipi di ulivo cambiano con la siccità o l’irrigazione, in Umbria e in diverse stagioni.
Il microbioma contro la siccità
I ricercatori hanno studiato il microbioma, cioè l’insieme dei microrganismi nel suolo, per capire come affrontare la mancanza d’acqua. Andrea Visca, coautore dello studio, spiega che nel terreno i microrganismi rimangono abbastanza stabili perché molte specie fanno lavori simili. Nelle radici, invece, la pianta sceglie quei batteri che la aiutano meglio a resistere alla siccità.
All’ENEA hanno trovato un gruppo di microrganismi, chiamato core microbiome, presente sempre e fondamentale per la salute della pianta. Tra questi, tre batteri amici degli ulivi: Solirubrobacter, che aiuta a decomporre la materia organica; Microvirga, che favorisce l’assorbimento dell’azoto; Pseudonocardia, che protegge dalle malattie.
La ricerca per l’agricoltura contro la siccità
“In condizioni di siccità, i microrganismi attivano geni che migliorano l’uso dei nutrienti e la difesa contro i danni”, aggiunge Annamaria Bevivino di ENEA.
Questi studi aiutano a sviluppare tecniche agricole più sostenibili, utilizzando i microrganismi per rinforzare gli ulivi contro lo stress come la siccità. I ricercatori hanno usato analisi del DNA, studi sulle funzioni microbiche e software che leggono migliaia di articoli scientifici per trovare informazioni utili.
“ENEA lavora per selezionare microrganismi che migliorano resa, qualità e salute delle piante. L’approccio di culturomica e metagenomica darà soluzioni nuove per un’agricoltura più efficiente e sostenibile”, conclude Bevivino.
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