Economia

Pure le banche sono stufe dei tassi alti della Bce

di Giovanni Vasso -

In occasione del Salone dei pagamenti il presidente ABI Antonio Patuelli partecipa all'evento 'Salone con vista: dialoghi per un futuro intelligente' a Milano, 22 novembre 2023.ANSA/MOURAD BALTI TOUATI


Persino le banche, che ci hanno lucrato milioni, sono stufe della politica monetaria ultra-rigorista della Bce. Pare un paradosso, una barzelletta. Ma è così. Gli istituti di credito sono stufi di sentir parlare solo di tassi, spaziali, e di disimpegno da parte dei banchieri centrali europei. Che, da parte loro, continuano a predicare prudenza, calma. Un penitentiagite continuo e costante che allontana, ogni giorno di più, la speranza che il costo del denaro (oggi al 4,5%) possa iniziare a scendere. Per il bene di tutti. Delle aziende, che non ce la fanno più. Delle famiglie, per cui è diventato impossibile accedere al credito. Delle banche stesse che, con le scelte Bce di iniziare a chiedere più soldi agli istituti di credito azzerando contestualmente la remunerazione della riserva obbligatoria, ora si uniscono al coro di chi critica l’approccio ideologico di Francoforte che sta portando l’intera Europa sull’orlo del baratro economico e finanziario.

Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, ha pronunciato parole chiare, nette e che non sembrano suscettibili di fraintendimento: “Chiediamo alla Bce di combattere l’inflazione evitando una nuova recessione: bisogna soprattutto incentivare lo sviluppo”. Va bene combattere il caro vita ma non a tutti i costi. E, alla platea degli studenti dell’università cattolica di Brescia dove ha tenuto una lectio magistralis a proposito di “Etica, economia e prospettive bancarie in Italia”, ha spiegato: “Le strette monetarie consistono negli aumenti dei tassi, nella riduzione degli acquisti della Bce di titoli di Stato, nell’impennata dei costi per le banche dei finanziamenti Tltro di liquidità e nell’azzeramento della remunerazione della riserva obbligatoria che le banche debbono mantenere depositata nelle Banche centrali”.

Il fatto che le sofferenze bancarie siano in aumento, come denunciato nei giorni scorsi, tra gli altri, da Unimpresa, non è un bel segnale per il presidente Abi. Anzi. È l’indizio di una crepa del sistema, la spia di un problema che, se non curato in tempo, può contagiare tutti. In primis le banche. “Dopo anni di ricapitalizzazioni e ristrutturazioni realizzate dagli azionisti e dalle banche con sacrifici e senso di responsabilità, assieme alle rappresentanze sindacali ed ai lavoratori, i rischi, anche internazionali, sono nuovamente cresciuti: vi sono nuovi sintomi di deterioramento del credito che necessitano di ulteriori prudenziali accantonamenti per il rafforzamento anche prospettico della solidità patrimoniale delle banche, premessa di economia solida”, spiega Patuelli. Che aggiunge: “L’Abi ha pubblicato un memorandum di iniziative bancarie per aiutare i mutuatari in difficoltà per far fronte alla crescita dei tassi variabili: solo in Italia vi è la possibilità di rinegoziare i contratti di mutuo anche spostandoli in banche concorrenti. Occorrono regole più flessibili per banche, imprese e famiglie per ristrutturare i crediti deteriorati: chiediamo che l’Autorità Bancaria Europea (Eba) renda meno rigida l’inflessibile normativa che molto limita le ristrutturazioni dei crediti”.

Da Francoforte, però, da quell’orecchio lì non ci sentono. Ieri il capoeconomista Philip Lane ha rivendicato, in un’intervista rilasciata alla Cnbc, che la Bce “deve prendersi il suo tempo” prima di decidere se e quando tagliare i tassi. L’appello dei mercati, che da mesi mandano segnali chiari ed univoci in questo senso, è arrivato all’Eurotower. Ma nessuno ha intenzione di cedere di un millimetro e, ripetendo le parole già pronunciate da Christine Lagarde, ha detto che “ad aprile ne sapremo un po’ di più, a giugno molto di più”. Isabel Schnabel, membro del board Bce e leader della fazione egemone dei falchi, ha rivendicato che la politica monetaria Bce ha tolto dalla circolazione “liquidità per 1.200 miliardi” a fronte di un eccesso stimato in 4.700 mld. Nel 2025 spariranno altri 1.500 miliardi e il surplus si ridimensionerà a 2.100 miliardi. Solo che adesso gli apprendisti stregoni dell’Eurotower non sanno cosa attendersi perché, nelle parole della stessa Schnabel, “la transizione da una situazione di abbondante eccesso a una di liquidità meno ampia ha pochi precedenti” e pertanto “c’è molta incertezza su come i partecipanti del mercato (e cioè le banche ndr) adegueranno il loro comportamento”. La Bce, promette Schnabel, “vigilerà”.


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