Economia

Quale futuro per Mediaset dopo Silvio, Meloni: “La difenderemo”

di Giovanni Vasso -


Silvio Berlusconi lascia una grandissima eredità. Non solo politica, evidentemente. Soprattutto economica. Il Cav si è creato, nel corso degli anni, un impero valutato (per difetto) in circa 6,4 miliardi di euro. Il gioiello della corona di Arcore è, e resta, sicuramente Mediaset. O meglio, Media for Europe, la holding in cui confluiscono le società editoriali fondate dall’ex premier, un gruppo che da solo vale oltre quattro miliardi. La famiglia è fermamente intenzionata a restare al timone. Marina e Piersilvio, rispettivamente a capo di Mondadori e Mediaset, gestiscono da anni gli affari. Di loro non si può certo dire che siano dei “pivellini”, anzi. Ma le voci sono tante e si rincorrono. Del resto, una personalità così vistosa non poteva che far sorgere, con il suo trapasso, dubbi e incertezze. Ora che il Cavaliere se n’è andato, che ne sarà del suo impero?

La notizia della morte di Berlusconi ha portato Mediaset a guadagnare fino a 5,9 punti percentuali in Borsa. Ieri, come facilmente prevedibile, il titolo ha perduto valore, ridimensionandosi di quasi tre punti. Il rimbalzo ha nutrito più di un sospetto. È già scattata la speculazione finanziaria attorno a Mfe? Sarà oggetto, a breve, di un tentativo di scalata? Gli indiziati sono sempre i soliti. Vincent Bolloré, il suo fidatissimo Arnaud de Puyfontaine e il colosso francese di Vivendi. I transalpini detengono già il 23% del capitale sociale. Lo hanno conseguito dopo aver tentato un’Opa su Mediaset, una battaglia lunghissima e durissima iniziata alla fine del 2016 e che, a tutt’oggi, non s’è conclusa del tutto. S’è parlato, inoltre, anche di un interessamento di Urbano Cairo. L’editore di La7 e Rcs, patron del Torino, è “nato” professionalmente con Berlusconi e ha sempre dichiarato la sua ammirazione verso il tycoon milanese. Una stima che l’imprenditore ha voluto ribadire anche nel giorno dei funerali, definendosi suo allievo che non è stato in grado di superare il maestro: “È stato molto importante per me. La cosa bella è quando iniziai a lavorare con lui: mi diceva ’fai le tue cose, quando hai finito vieni nel mio ufficio, ascolta, se hai un’idea meravigliosa dillà e quindi mi ha dato questa grande opportunità”. Un eventuale assalto di Cairo a Mediaset si scontrerebbe con la legge Gasparri. Che impone, con il Sic, cioè con la normativa relativa al sistema integrato delle comunicazioni, che nessuno può detenere il 20% dei ricavi nazionali sull’editoria, in ogni sua forma. Se assalto ci sarà, dunque, per le voci sarà guidato dai francesi. Che, però, troverebbero sulla loro strada la premier Giorgia Meloni. Non è un mistero che il governo ha a cuore le sorti di Mediaset. Se non altro, perché il colosso mediatico di Cologno Monzese è classificato tra gli asset da proteggere nell’ambito strategico delle comunicazioni. È stata proprio la presidente del consiglio a lasciarlo intendere durante un’intervista in ricordo dell’alleato scomparso. Detto in soldoni, Palazzo Chigi sarebbe pronto a giocarsi la carta del golden power. Cioè punta a bloccare la cessione di un’azienda italiana ritenuta strategica a un compratore straniero. Per adesso, l’unica cosa che la famiglia Bolloré e Vivendi hanno fatto è stata quella di condolersi per la morte di Berlusconi, definito in una nota “uno straordinario imprenditore e uomo visionario”.

Per il momento, dunque, di certo c’è poco. Ma qualcosa c’è. Per esempio, Media For Europe ha iniziato la quotazione sulle borse spagnole, Madrid, Barcellona, Valencia e Bilbao, al prezzo pubblico d’acquisto di sei centesimi (e un voto) ad azione. Nelle scorse settimane, inoltre, si era vociferato di un interesse di Sky a una fusione con ProSiebenSat, la tv tedesca acquisita, di recente, da Mfe. Voci, però, che erano state nettamente smentite dai diretti interessati.


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