Esteri

QUANDO BOLSONARO DISSE: “MANGEREI UN INDIGENO”

di Martina Melli -


Anche nei confronti delle tribù aborigene del NordBrasile, tra le più antiche del pianeta, Bolsonaro ha fatto il suo brodo.
Dallo stop della ricerca sfrenata e illegale d’oro e diamanti del 1992, nel 2020, approfittando della pandemia e dell’inazione del governo di destra dell’ex Presidente – che anzi ha incoraggiato una maggiore apertura delle terre indigene alle iniziative economiche – circa 20mila garimpeiros sono tornati illegalmente nelle terre Yanomami.
Tutto questo mentre il Governo riduceva l’autorità e le risorse di agenzie e no profit per la protezione della loro gente e del loro territorio, e smantellava i servizi sanitari in loco.
Oggi, si stima che circa 20.000 minatori illegali operino all’interno della riserva, ancora (per poco) ricca di minerali. Jair Bolsonaro, nel corso del suo mandato, dal 2019 al 2022, ha affrontato critiche diffuse per aver chiuso più di un occhio su queste attività illegali in Amazzonia, portate avanti grazie ai sistematici episodi di violenza armata, sfruttamento e stupro.
Sono famose le sue delicatissime dichiarazioni in merito. Nel 1998 ha detto: “È un peccato che la cavalleria brasiliana non sia stata efficiente come quella americana che ha sterminato gli indiani”. Nel 2016, parlando di un suo viaggio presso una comunità indigena in Amazzonia, ha raccontato di essere stato testimone di un rito “cannibale”, previsto dalla cultura della tribù yanomami, ossia quello di cucinare le ossa dei familiari defunti.
L’ex Capo del Brasile, in quell’occasione, si è superato commentando: “Mangerei un indigeno, nessun problema”.


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