Politica

Quando lo scientismo è un limite alla libertà

di Michele Gelardi -


La linea di demarcazione tra sfera pubblica e privata, per sua natura, non ha il pregio della precisione geometrica, oscilla da Paese a Paese e muta nel tempo. Cambia la valutazione del punto di interferenza tra il comportamento individuale e il benessere collettivo. Laddove il comportamento individuale è sempre ritenuto politicamente rilevante, ossia interferente con la condizione altrui e produttivo di effetti esternalizzati, la libertà dell’uomo trova la sua tomba. Nei tempi moderni le interferenze, vere o supposte, aumentano a dismisura e in proporzione l’uomo perde la sua libertà. Il fenomeno purtroppo non riguarda solo le aree del mondo che non conoscono la democrazia, ma anche il nostro occidente, che ha smarrito la sua identità e s’incammina a passo veloce verso una nuova “via della schiavitù” (Hayek).

L’aggressione della sfera privata, da parte della res publica, trova la sua giustificazione ideale nella commistione di politica e diritto. L’azione politica è per sua natura coercitiva e vincolante, fondata sulla minaccia della sanzione, ad opera del potere costituito, quando ha natura amministrativa; sull’egemonia della maggioranza, che impone la sua volontà alla minoranza, quando ha natura legislativa. È comparabile, per certi versi, all’azione di guerra, come osservato da Raymond Aron. Al contrario, nel mondo del diritto vigono relazioni inter pares e le controversie che vertono sul diritto sono risolte da un giudice terzo, il quale per l’appunto jus dicit. Il potere di tutelare da sé i propri interessi con un’azione che vincola il destinatario, prevalendo sulla sua volontà, appartiene solo alla pubblica amministrazione (potere di autotutela). Ed è appunto questo il dominio della politica, come chiaramente delimitato da Bruno Leoni, in contrapposto al dominio del diritto.

Ne deriva che l’arbitrio della politica può trovare il suo limite solo nel rispetto del diritto; ma quando la politica e il diritto sono commisti, il limite, nella migliore delle ipotesi, si fa evanescente, nella peggiore, scompare del tutto. Orbene, la rappresentazione ideale del diritto come esclusivo jus positum, ossia necessariamente deliberato dall’autorità costituita e verbalizzato in un atto formale e tipico, fa pensare a un diritto non originario, ma derivato, che nasce solo dall’azione politica. In questa prospettiva, la politica è parte costitutiva del diritto dell’uomo; il che significa che ogni comportamento umano può essere ritenuto interferente con gli interessi della comunità sociale, dei quali è arbitro l’autorità politica.
Lo smarrimento della linea di demarcazione tra sfera privata e pubblica trova oggi nuovo alimento nelle teorie scientiste, ma non scientifiche, che annunciano catastrofi universali. Se è in corso una pandemia pericolosissima, ogni persona che non indossa la mascherina e, a maggior ragione, il non vaccinato possono essere considerati “untori”.

La teoria scientista annuncia la catastrofe pandemica e i suoi interpreti politici emanano provvedimenti liberticidi a tutela dell’umanità. La libertà individuale viene sacrificata sull’altare della tutela sociale, in base a un presupposto “scientifico” smentito dai fatti. Allo stesso modo, se incombe sulla terra la catastrofe climatica e ogni uomo contribuisce, per la sua parte, a prepararla, immettendo CO2 nell’atmosfera, risultano giustificate tutte le restrizioni dirette a prevenirla. E più in generale: se è supremo interesse della cosa pubblica prevenire tutti i mali della terra, si giustifica l’azione politica che vincola i cittadini ai comportamenti ritenuti conformi alla finalità preventiva. Anche il limite ridicolo di 30 chilometri orari (inferiore alla velocità di un atleta) può essere giustificato, anche se la finalità di prevenire tutti gli incidenti stradali è utopica. E se è compito della res publica educare i cittadini alla virtù civica, si giustifica anche la censura del pensiero non conforme al politicamente corretto. Alla fine è lecito porsi una domanda: sono le teorie scientiste a tracciare la strada oppure è la sinistra politica, affetta da pedagogismo, a utilizzare la pseudoscienza per il suo fine ultimo di redimere l’umanità?


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