Economia

Stop al regolamento Ue fitofarmaci ma la marcia dei trattori continua

di Giovanni Vasso -

Trattori davanti all’Eurocamera a Strasburgo, 6 febbraio 2024. ANSA


Primo gol dei trattori ma la partita ingaggiata dagli agricoltori europei è ancora lunga: ieri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha annunciato di voler soprassedere sul regolamento europeo che avrebbe dimezzato i fitofarmaci utilizzabili nel comparto agricolo, il Sur, nell’ambito del grande progetto Ue Farm to Fork. La presidente ha deplorato il fatto che “la proposta Sur” sia “diventata un simbolo di polarizzazione”. E, ricordandosi che la stessa “è stata respinta” anche “dal parlamento europeo” e che “in consiglio non si registrano più progressi”, per Ursula la scelta è obbligata: “Proporrò al Collegio di ritirare la proposta ma naturalmente il tema rimane”. Da Von der Leyen, che teme di fare la fine (elettorale) già toccata a Frans Timmermans in Olanda, più che un ripensamento c’è la proposta di una tregua. Le associazioni del mondo agricolo esultano. Coldiretti afferma che così “si salva il 30 per cento del Made in Italy” e chiede “un approccio realistico per sostenere l’impegno dell’agricoltura verso la sostenibilità che ha già portato l’Italia a classificarsi come la più green d’Europa”. Confagricoltura esprime soddisfazione: “Quando il pragmatismo prevale sull’ideologia è sempre una buona notizia”, ha commentato il presidente Massimiliano Giansanti. Copagri, con Tommaso Battaglia, restituisce meriti al mondo agricolo: “Il ritiro della proposta di regolamento sugli agrofarmaci viene incontro alle istanze avanzate dai produttori agricoli del nostro Paese, da tempo impegnati in prima linea per assicurare la sostenibilità delle produzioni”. Infine, la Confederazione italiana degli agricoltori, guidata da Cristiano Fini, tira un sospiro di sollievo: “Finalmente arriva lo stop al regolamento sui fitofarmaci che avrebbe falcidiato le produzioni agricole mettendo a rischio non solo la sopravvivenza delle aziende del settore ma anche la sicurezza alimentare dei cittadini europei”.

Pace fatta, dunque, tra gli agricoltori (almeno quelli italiani) e le istituzioni comunitarie? Manco per sogno. La marcia dei trattori prosegue. Iniziata molto più tardi rispetto a quella avviata dai colleghi in altre parti d’Europa, la protesta dei contadini italiani non sembra voler fermarsi. Anche perché, alla base della manifestazione, c’è quella che appare una profonda crisi degli organismi di rappresentanza all’interno dello stesso mondo agricolo. Ogni corteo di trattori ha il suo capo, il suo leader. La protesta, che non ha bandiere né politiche né tantomeno di organizzazioni, continua. E non senza qualche evitabilissimo inciampo di troppo. Come quello in cui è incappato uno dei leader della protesta diretta al festival di Sanremo, Danilo Calvani, che sui social s’è lasciato andare a una serie di commenti omofobi più che evitabili. Un fatto che esula simpatie agli agricoltori e fa arrabbiare Fabrizio Marrazzo, leader del partito Gay, che ha chiesto ad Amadeus, che a sua volta ha aperto le porte dell’Ariston alla protesta, di non dare visibilità a “personaggi omofobi come Danilo Calvani, che nel 2019 si è distinto per post omofobi dove indicava politici gay come “Contro natura” e diceva che non potevano governare”. Marrazzo ha ricordato: “Purtroppo in Italia non esiste ancora il reato di omobitransfobia, ma ci affidiamo alla sensibilità di Amadeus e degli organizzatori, al fine che non sia dato il palco di Sanremo a chi discrimina, sicuramente tra i manifestanti, ci saranno tanti altri che, che non hanno fatto dichiarazioni discriminatorie, e che potranno spiegare le motivazioni della loro protesta”.

Al di là della struttura del movimento dei trattori, che ricorda tanto da vicino quella dei forconi che non ha avuto alcun apprezzabile risultato politico, il tema è serio. Le motivazioni che inducono gli agricoltori a protestare sono tante. Dalla grande distribuzione ai costi crescenti. La “tregua” sui fitofarmaci e relativo regolamento è un’apertura ma la vera “notizia” è che per la prima volta si scatena una protesta pan-europea che punta dritto a Bruxelles, che solitamente lascia i governi nazionali a sbrogliarsi le matasse di manifestazioni e proteste.  


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