Rischio spionaggio dal tech cinese: si muove il Regno Unito, Ue e Italia no
In Regno Unito molte preoccupazioni, in Ue si studia, in Italia nessun intervento
Nel Regno Unito sono state imposte restrizioni sull’accesso di auto elettriche cinesi e veicoli con componenti cinesi nei pressi di siti militari e di intelligence: lo ha deciso autonomamente la base RAF Wyton, per timori di spionaggio.
Rischio spionaggio dal tech cinese
Le autorità militari temono che tecnologie integrate nei veicoli — come sensori, microfoni e moduli di navigazione satellitare — possano essere usate per raccogliere dati sensibili o tracciare movimenti di personale militare. Il rischio riguarda sia la raccolta di dati ambientali sia la possibilità di intercettare conversazioni riservate tramite microfoni di bordo. Infatti, i media britannici rilanciano pure l’indiscrezione secondo la quale tutti i funzionari civili e militari che trattano argomenti coperti dal segreto militare o industriale si guardino bene dal fare conversazioni in veicoli di produzione cinese o che tengono installati dispositivi di provenienza cinese. Tanto che le precauzioni sarebbero state estese anche a modelli di produttori occidentali.
Non solo le elettriche: timori per gli impianti dell’energia
Un dibattito che si allarga. I timori si indirizzano, nel Regno Unito e altrove, anche ad ogni dispositivo di produzione cinese che possa trasmettere dati, e quindi anche riceverli. L’attenzione si è appuntata per esempio, sugli inverter cinesi che regolano il funzionamento delle apparecchiature che comandano l’approvvigionamento energetico, specie quello eolico – come avviene anche in Europa e in Italia -, al centro di ipotesi del genere, per il timore che possa essere interrotta artificiosamente la catena di approvvigionamento energetico.
L’Ue ancora ferma alla fase dello studio
L’Unione Europea sta valutando restrizioni sull’uso di inverter fotovoltaici cinesi (come quelli di Huawei e Sungrow) per timori di cybersicurezza. Questi dispositivi, cruciali per la gestione delle reti elettriche, potrebbero contenere componenti nascosti che permettono l’accesso remoto o la manipolazione della rete, con il rischio di blackout o sabotaggio.
La proposta dell’European Solar Manufacturing Council prevede una “Inverter Security Toolbox” sul modello delle regole 5G, ma non esiste ancora una direttiva UE specifica sulle auto elettriche cinesi paragonabile a quella del Regno Unito
Anche l’Italia non interviene
L’Italia, come altri Paesi europei, utilizza ampiamente tecnologie cinesi (inclusi sistemi Huawei) in settori critici – L’identità se ne è già occupata – come tribunali, procure e aeroporti. Ma, nonostante le crescenti preoccupazioni europee, non si ha notizia di valutazioni di misure restrittive su larga scala contro l’uso di tecnologie cinesi in settori critici. E nemmeno le strutture dedicate alla cybersicurezza si occupano della questione.
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