Politica

Romano l’euroscettico

di Domenico Pecile -

ROMANO PRODI POLITICO


Rieccolo: è stato il vessillifero dell’ingresso dell’Italia nell’Euro avvenuto nel 1999 e che pochi mesi fa, difendendo quella scelta, ebbe a dire che “l’Euro è il pilastro più forte e innovativo dell’Europa”. Ma è stato anche quello che, a margine dei colloqui bilaterali tra la Merkel e Putin, tenutisi a Milano nel 2014, commentò che “nessuno vuole oggi affrontare uno scontro per l’Ucraina” e che per questo Stato bisognava trovare “una strada perché potesse vivere in pace ed avere accesso sia al mercato russo che a quello europeo”. E sempre pochi mesi rimarcò che “nel 2008 Germania, Francia e Italia votarono per non ammettere l’Ucraina nella Nato. Non ce l’hanno imposto i russi. Era una volontà di tutta l’Europa per lasciare un Paese cuscinetto. Ue e Nato sono due cose distinte. Anche Putin diceva Ue sì, Nato no. E non gli interessava che gli stati baltici entrassero nell’Ue”. Si, rieccolo a parlare dell’Europa e del suo futuro – uno dei suoi cavalli di battaglia – in occasione della presentazione del libro su David Sassoli, a Roma, dal titolo “La saggezza e l’audacia”. L’ex premier ed ex presidente dell’Ue, Romano Prodi, incalza dunque l’Europa e invoca un cambiamento tangibile. E questo proprio perché ”la guerra in Ucraina ha reso ancora più importante il passo in avanti dell’Europa”. E per fare questo, Prodi parte dall’analisi del presente “Oggi – sono state le sue parole – è il momento più drammatico, mai visto prima. Persino gli anni ’60 con la crisi dei missili di Cuba avevano un loro equilibrio. E ricordiamoci la saggezza del presidente americano che disse che gli Stati uniti non dovevano convertire nessuno, ma che erano necessarie regole per favorire le diversità”. Dunque, “la sfida di oggi è rendere omogenee le diversità e creare le regole perché le diversità possano convivere. La polarizzazione del nuovo mondo si va acuendo ed è più difficile creare il compromesso che ci insegna a vivere rispettando le diversità”. E ancora, ha proseguito l’x presidente del Consiglio, “in questi ultimi anni c’è stato un incattivimento della politica, la tensione degli ultimi 5 anni è stata gravosa e il Next generation Europe è stata l’unica cosa che ha rovesciato questo momento di tensione e lo ha tradotto in solidarietà”. Insomma, arrivando alle proposte, per Prodi il cambiamento dei trattati in questo momento è sicuramente difficile, ma allo stesso tempo anche necessario. Da qui anche la critica all’istituto dell’unanimità secondo cui con questo metodo, vale a dire con l’accordo di tutti gli Stati membri, il Consiglio deve votare su una serie di questioni considerate sensibili dagli Stati membri come, per citare alcuni esempi, la politica estera e di sicurezza comune, la cittadinanza, l’adesione all’Ue, le finanze Ue (risorse proprie, quadro finanziario pluriennale). Prodi su questo non ha dubbio alcuno: “Con l’unanimità nell’Ue non si può procedere perché è una scelta antidemocratica che trasforma ogni nano in gigante. È obbligatorio il proseguimento a due velocità così come è stato fatto per l’Euro. Bisogna che ci sia un nucleo forte, che i Paesi fondatori facciano da nucleo di riferimento per un grande salto in avanti. Il problema dell’Europa unita è che un corpo fermo non sta in equilibrio. Senza movimento non saremo protagonisti o coprotagonisti”. E le parole di monito e di incitamento di Prodi hanno ottenuto ieri la benedizione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che per il suo apprezzamento si è affidata a un Twitter. “È stato molto bello scambiare opinioni – ha scritto – con il mio predecessore Romano Prodi, la cui passione per l’Europa è davvero stimolante. Apprezzo il suo saggio contributo al dibattito europeo. Sono ansiosa di continuare a discutere della sua idea di riunire le università del Mediterraneo”. Da parte sua anche l’ex presidente ha voluto omaggiare David Sassoli che “aveva una grande capacità di coinvolgimento, ma anche il rispetto assoluto dei limiti della politica. Proprio per questo – ha chiosato – la sua è stata ed è una lezione di democrazia che non possiamo dimenticare”.

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