Attualità

Russiagate e gli 007. Ecco perché il dossier ha secretato i nomi

Gli 007 isolati e il dossier Usa. Ecco perché i nomi sono tabù

di Rita Cavallaro -


I nostri Servizi isolati. I timori degli Usa. E la politica che vuole sfruttare il caso. Oggi Gabrielli al Copasir.

“M’hanno rimasto solo ‘sti quattro cornuti”. È nella frase simbolo dell’Audace colpo dei soliti ignoti che si nasconde la realtà dei servizi segreti italiani, il cui vero segreto è il totale isolamento. E in un Paese di “ignoti” in tilt, i politici si muovono come schegge impazzite, usando la guerra tra spie a scopi elettorali, in un anacronistico scontro tra bene e male, alla frenetica caccia al pericolo fascista o ai politici a libro paga dei russi. Il dossier Usa che per Luigi Di Maio sono addirittura due, la propaganda giornalistica che specula sul fatto che un nome forse c’è, le accuse contro i leghisti che cercarono di abolire il finanziamento estero ai partiti, per sottintendere che Salvini non può non essere in quella lista. La dura verità è una sola: si brancola nel buio. Su L’Identità vi avevamo raccontato in tempi non sospetti del clima che si è scatenato nell’intelligence nostrana, scossa dalla caccia agli infedeli, estromessa dal flusso delle informazioni dai Paesi “alleati” e minata nell’affidabilità. A causare il cortocircuito di rapporti, in primis con gli Stati Uniti, è il timore che dietro un qualsiasi agente si nasconda una spia che si muove per interessi, politici o di amicizia. E pensare che a rafforzare l’esistenza dei servizi deviati è stato proprio il frontman dell’intelligence, il sottosegretario Franco Gabrielli che, per minimizzare la mano di Putin sulla caduta dell’esecutivo Draghi, ha indebolito l’immagine delle nostre agenzie di sicurezza. La dimostrazione della frattura diplomatica tra l’Italia e le altre spie internazionali si è manifestata con un sonoro schiaffo diplomatico dagli Usa, visto che l’annuncio dell’esistenza del report sugli oltre 300 milioni di finanziamenti da Mosca a partiti esteri è deflagrato durante la visita a Washington del presidente del Copasir, Adolfo Urso, ignaro di tutto e preso alla sprovvista. Mentre nel nostro Paese si consumava la caccia ai politici al soldo dei russi, in una campagna elettorale sempre più lontana dalla realtà, Urso ha cercato di mettere una pezza a quello che apparentemente sembra uno sgarbo istituzionale ma che, in pratica, è un messaggio chiaro, quasi mafioso degli Usa. “L’Italia non c’è nel rapporto, almeno per il momento, ma le cose possono sempre cambiare”. Dichiarazioni incomprensibili: o è nella lista o non c’è. Cambia a seconda dei desiderata degli Usa? Quel report è secretato e non è stato neppure mostrato agli italiani. Dunque, quale tema verrà affrontato oggi nell’audizione secretata di Gabrielli al Copasir? A meno dell’intervento della stessa manina che ha diffuso la lista dei putiniani e che il capo degli 007 cerca invano da mesi, resta la più totale confusione nei servizi, con un premier infastidito per quegli agenti deviati a causa dei quali non è più possibile garantire la riservatezza delle informazioni. Motivo per cui le altre spie non si fidano più degli italiani, isolati a Oriente, con la guerra alle porte, a Occidente e perfino dalle coste africane, da cui partono indisturbati migliaia di clandestini.


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