Economia

Salario minimo, l’opposizione prova a unirsi

di Cristiana Flaminio -

GIUSEPPE CONTE POLITICO, ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD, MAURIZIO LANDINI SEGRETARIO GENERALE CGIL


Salario minimo, tra opposizione e governo è polemica massima. A dare il calcio d’inizio al nuovo round di contumelie politiche sul tema della paga fissata per legge, è stato il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone che, dal Forum Ambrosetti, ha spiegato che il governo preferisce puntare a far emergere il sommerso: “Noi abbiamo bisogno di lavoro regolare e di sottrarre all’illegalità le tante persone che lavorano in condizioni non visibili e non regolari. Non credo si possa dire che l’intervento si esaurisca solo ed esclusivamente con l’introduzione di un salario minimo legale fissato per legge”. L’esponente del governo Meloni, dopo aver sottolineato la necessità di “lavorare moltissimo sull’aumento della produttività e sulla valorizzazione degli assetti contrattuali” ha dichiarato di puntare “sulla contrattazione buona”, che “parla anche di un contratto collettivo che ha in sé una serie di altri elementi che vanno oltre la retribuzione oraria lorda, e si occupano di gestire a 360 gradi le esigenze in termini di crescita umana e professionale delle persone”.

Al ministro, ha replicato Elly Schlein secondo cui “nei Paesi dove è stato adottato ha aiutato a sconfiggere la concorrenza sleale, rispetto a quelle imprese che invece provano a migliorare la produttività con gli investimenti con la ricerca innovazione e politiche attive che devono sostenere questo sforzo”. Inoltre, per la segretaria Pd, il salario minimo “non ha avuto effetti negativi sull’occupazione, ma soprattutto ha rilanciato anche i consumi delle fasce più deboli di reddito”. Sotto la soglia dei nove euro non si scende: “Altrimenti non è lavoro, è sfruttamento”. E se il capogruppo di Fi Paolo Barelli, a Controcorrente, ribadisce che quella della paga fissata per legge “non è la ricetta giusta”, Carlo Calenda invece apre alla battaglia comune delle opposizioni: “Concordano Ft, Ocse, Ue, Nobel Stiglitz e più o meno tutti i partiti italiani che lo hanno proposto prima o dopo. E allora facciamolo questo benedetto salario minimo. Non è la panacea di ogni male, ma è una tutela dallo sfruttamento”. Un’apertura che, però, gli costa un’accusa che gli piomba tra capo e collo da parte di Michele Gubitosa (M5s), a cui non va giù che il leader di Azione continui a mostrarsi ipercritico verso il Superbonus: “Vorrei dargli un consiglio, non si avventuri in giudizi di cui poi avrà da pentirsi: Carlo, ci sei già passato con il salario minimo legale su cui ti sei dovuto ricredere”. A sinistra di tutti, dalle parti di Avs, è fuoco di fila contro il governo. Il capogruppo al Senato Peppe De Cristofaro, che gioisce per l’ok del Forum Ambrosetti, “che non è il Pcus” all’idea strattonando il vicepremier Antonio Tajani che aveva evocato l’Urss per il salario minimo, dopo aver spiegato che l’Italia “è l’unico Paese sviluppato in cui le paghe sono addirittura inferiori a quelle di trent’anni fa”, e ricordato la lunga file di sostenitori del progetto citati anche da Calenda, attacca “il governo Meloni” che avrebbe “come riferimenti non i Paesi più sviluppati, da sempre il riferimento per l’Italia, ma quelli dove è più feroce lo sfruttamento dei lavoratori”. Insomma, l’opposizione tenta di unirsi sul salario minimo. Intanto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, chiede al governo di essere ricevuto e, intervistato dal Corriere della Sera, mette il salario minimo in testa alle priorità del sindacato.


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