Politica

Salvini “liquida” Zaia e le Europee diranno chi guiderà il Veneto

di Ivano Tolettini -


Sul futuro del potente governatore del Veneto, che agita da tempo la politica non solo regionale, Matteo Salvini dice una cosa vera, oggettiva riguardo al terzo mandato di cui si discute da tanto, e una dettata dai tempi della campagna elettorale: vale a dire di essere convinto che il prossimo presidente serenissimo sarà comunque della Lega – anche se Luca Zaia non potesse più ricandidarsi -, per il cui profilo ha in testa “almeno dieci nomi”. Salvini l’ha detto dopo avere liquidato urbi et orbi domenica sera durante un intervento pubblico, niente meno che a Treviso, proprio il padrone di casa Zaia, il quale era ancora impegnato a Vicenza per l’interminabile sfilamento dei centomila alpini conclusosi verso le 22.30 col passaggio della stecca dal sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai, al collega di Biella, Claudio Corradino, città nella quale si organizzerà la 96^ Adunata nazionale. Quella di Salvini è stata una considerazione politica che ha fatto scendere il gelo tra il segretario federale e i leghisti veneti, suscitando la reazione dei fedelissimi del governatore, a cominciare dall’assessore Roberto Marcato: “Il nome del governatore lo decidono i veneti, non i lombardi, dev’essere chiaro”. Ma ieri sul controverso punto, visto che i partiti del centrodestra stanno già affilando le armi dialettiche, al leader del Carroccio ha replicato il senatore veneto Raffaele Speranzon, vicecapogruppo di FdI, che è stato altrettanto cartesiano a proposito di ragionamento politico: “Se la democrazia ha un senso la presidenza del Veneto nel 2025 spetterà a FdI. Sono i numeri che parlano, d’altronde il presidente del Consiglio è Giorgia Meloni e non Matteo Salvini o Antonio Tajani”. Il corollario scontato secondo Fratelli d’Italia è che le Europee avranno il compito di stabilire una sorta di griglia di partenza delle candidature, perché certificheranno il consenso che i cittadini veneti attribuiranno ai partiti della coalizione di centrodestra che da sempre guida una delle locomotive economiche del Paese.
Il Matteo vicepremier, che ha trascorso buona parte della domenica a fianco proprio di Zaia sul palco delle autorità Vicenza prima di spostarsi nella Marca per sganciare il siluro, sulla proposta di legge per aggirare il vincolo dei due mandati afferma di avere già dato. “Che cosa faccio? Continuo a rifare in Parlamento la stessa proposta e a votarmela da solo? L’hanno bocciata tutti. Il Pd è contro, Fdi è contro, il M5S è contro, FI è contro, non è che posso riproporre a me stesso sempre la stessa roba. Comunque stiamo già ragionando sul prossimo governatore del Veneto”. Ed ecco che sottolinea di avere in mente una decina di uomini tra donne e uomini: dal segretario regionale e suo fedelissimo deputato Alberto Stefani alla senatrice ed ex ministra Erika Stefani; dai sottosegretari padovani Massimo Bitonci e Andrea Ostellari; dall’assessore Marcato alla senatrice Mara Bizzotto o al sindaco di Treviso, Mario Conte. Ma a proposito della griglia di partenza delle candidature in vista delle regionali 2025 non sfugge a nessuno che il partito di Giorgia Meloni il 25 settembre 2022 ha conquistato il Veneto col 32,7%, mentre la Lega si è afflosciata al 14,5% rispetto al 41% delle Europee del 2019, quando FdI era solo al 5,74%. Ecco spiegato perché il risultato dell’8-9 giugno avrà un significato non solo per la grande casa europea, ma anche per stabilire a chi spetterà la scelta del candidato governatore. Non stupisce, pertanto, che il senatore Speranzon affermi che “Fratelli d’Italia, non solo alle Politiche, è stato il primo partito in Veneto ma ha più che doppiato il secondo della coalizione di centrodestra, la Lega, e il Veneto è stata la regione dove abbiamo preso la percentuale più alta in tutta Italia. La nostra classe dirigente è orgogliosa di questi risultati e si aspetta di guidare il Veneto”. E dello stesso avviso è anche il segretario regionale di FdI, il senatore Luca De Carlo, che rivendica la primazia nella scelta del futuro presidente. Come accadeva alla stessa Lega e prima ancora a Forza Italia, quando i veneti assegnavano loro il consenso. Adesso che il pendolo della politica segna un’altra ora, come suggeriscono i sondaggi, Speranzon ribadisce che “sono i numeri che parlano, quando si entrerà nel vivo delle decisioni e non solo nel campo delle ipotesi, vedremo chi nel nostro partito potrà essere candidato”.


Torna alle notizie in home