Politica

Salvini pressa gli alleati e avvisa i ribelli interni

di Ivano Tolettini -

MATTEO SALVINI MINISTRO


Salvini pressa gli alleati e avvisa i ribelli interni In Europa attacca Berlino e Parigi. Calderoli: “Con Matteo al Viminale niente invasione”.

Non è trascorso un mese dal pranzo in masseria a Ceglie Messapica, a base di granchio blu, tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini in cui si giuravano fedeltà per marciare compatti con un unica strategia del centrodestra verso un autunno carico di insidie per i conti pubblici, che il tema migranti diventa divisivo tra i partner della coalizione soprattutto verso l’Europa. E se ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha teso un ramoscello d’ulivo verso Meloni, affermando che l’Italia non può essere lasciata sola sulla spiaggia dell’accoglienza, salvo poi però chiudere le frontiere per contrastare la politica del Rassemblement National premiata dai sondaggi, Salvini in vista dell’incontro di domani proprio con Marine Le Pen sul palco di Pontida, va all’attacco dell’Europa matrigna nella difesa dei confini nazionali dall’invasione africana. L’udienza Open Arms ieri a Palermo è stata l’occasione per Salvini per dire in maniera esplicita che “sul banco degli imputati c’è una linea politica e non una condotta. Gregorio De Falco, infatti, ha ricordato che Giuseppe Conte aveva indicato come linea politica del governo che i migranti dovevano sbarcare solo dopo la redistribuzione, dunque era condivisa e legittima l’attesa di qualche giorno”. Così se da un lato il leader del Carroccio è tornato a sfidare gli alleati, in particolare Antonio Tajani che punta a un rapporto conciliante con Bruxelles visto che sta nel Ppe, perché da un braccio di ferro il nostro Paese rischia di uscire con le ossa rotte in vista anche degli accordi sul patto di Stabilità; dall’altro lato fa la voce grossa con Berlino e Parigi in versione elettorale, quando però mancano ancora nove mesi alle Europee.

MIGRANTI E PONTIDA
Non va scordato che il governo Meloni ha cinque fronti aperti con l’Europa – oltre al Patto di stabilità ci sono il Mes, il Bilancio Ue, il Piano di ripresa e le case green -, nonostante ciò il vicepremier e ministro delle Infrastrutture va in pressing sulle cancellerie europee perché “è chiaro che Paesi stranieri, anche Paesi europei, stiano finanziando delle associazioni che contribuiscono a questo flusso migratorio, e penso ad alcuni governi che stanziano milioni di euro per le missioni navali di alcune Ong”. Specifico il riferimento a Berlino, dopo che il vice del segretario leghista, Andrea Crippa, ha sostenuto che dalla via diplomatica non arriva alcun risultato. Una vis polemica che mette in difficoltà le colombe dell’esecutivo, dopo che l’altro giorno la stessa Meloni ha incontrato a Budapest Viktor Orban, sottolineando che la missione comune della destra a Bruxelles è “difendere Dio e la famiglia”. Un governo, quindi, che indossa quasi ogni giorno i guantoni con l’Europa, mentre Salvini in vista dell’appuntamento di domani a Pontida ha lanciato inequivocabili segnali anche ai “ribelli veneti” chiarendo che chi diserterà il prato avrà conseguenze. Tradotto vuol dire rischia l’espulsione dal partito. Gli avvisati, su tutti, sono l’assessore regionale Federico Caner, che non sarà presente e che i rumors danno in procinto di passare a Forza Italia a trazione Flavio Tosi che da segretario regionale è in piena campagna acquisti; e l’europarlamentare trevigiano Gianantonio Da Re, che da mesi non le manda a dire al segretario, colpevole ai suoi occhi di avere demoralizzato la base e la cartina di tornasole sono state le Politiche dell’anno scorso con la bruciante sconfitta a favore di Fratelli d’Italia che ha più che doppiato la Lega (32% a 14%) nella storica roccaforte veneta. E nel 2025 si voterà per le Regionali senza la possibilità di ricandidare Luca Zaia e con FdI che qualora confermasse il risultato delle Politiche il 9 giugno prossimo, rivendicherebbe la candidatura del governatore.

INVASIONE
A rincarare la dose sui migranti ci ha pensato ieri il ministro Roberto Calderoli, che ha detto papale che se Salvini fosse ancora al Viminale l’invasione non ci sarebbe stata. Come interpretare queste parole? “Io non so se si tratti di un atto di guerra – afferma -, ma quello che stiamo fronteggiando, con 127 mila immigrati da inizio anno secondo gli ultimi dati aggiornati dal Viminale, è un’invasione. Quando Salvini era ministro degli Interni tutto ciò non si verificava, per cui a buon intenditor poche parole. Pensiamoci bene prima che possa accadere una catastrofe per l’ordine pubblico e la sicurezza”.


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