Santo, solitario y final
Santo, solitario y final. Nel suo ultimo messaggio, Silvio Berlusconi beatifica Forza Italia nel nome della libertà. L’ex presidente del consiglio è apparso a militanti e dirigenti di Fi riunitisi, ieri a Milano, per la convention azzurra. Si sono riuniti attorno a un video da ventuno minuti. In cui il presidente per antonomasia della politica italiana ha condensato il meglio delle sue opere, una sorta di summa theologiae berlusconiana.
“Siamo rimasti quelli di sempre”, dice il Cav commuovendo la platea azzurra. Ma il tempo, purtroppo per lui, pretende che gli si paghi dazio. Parla con il fiato grosso, Berlusconi. La malattia, le cure e il lungo ricovero lo hanno provato. Ma l’approccio da protagonista, come i valori di fondo, quelli liberali, non sono cambiati. E attorno a quelli, Forza Italia deve riprendersi il centro del ring della politica italiana: “Noi siamo il pilastro essenziale e leale di questa maggioranza, siamo la spina dorsale di questo governo”. E nessuno, per Berlusconi, può cambiare la natura del partito. Che è quella di mentore istituzionale e politico dei giovani rampanti, e forse un po’ troppo casinisti (almeno secondo il Cav) Giorgia Meloni e Matteo Salvini: “Per questo siamo ancora in campo, per far sì che le sue decisioni siano davvero corrette, giuste, equilibrate”.
Lancia sfide, Berlusconi. Ma il vecchio leone azzurro è stanco. Glielo si legge negli occhi, nel viso; lo si sente dalla voce. È debilitato dalla lunga degenza e dalla malattia. Per lui, il riposo impostogli dai medici dell’ospedale San Raffaele di Milano, è una condizione inaccettabile. Berlusconi a certe cose ci tiene. Ad apparire quello di sempre. Ironico, se possibile. Attaccato al lavoro e alle responsabilità, a tutti i costi: “Eccoci qui: finalmente, dopo un mese, in giacca e cravatta”, esordisce. Accanto a lui e un passo indietro a lui, c’è Marta Fascina, la moglie morganatica. Che non l’ha lasciato un attimo, guadagnandosi così la stima e la riconoscenza di vecchi e nuovi ammiratori del Cav, che a lei hanno dedicato striscioni a Milano: “Marta sei unica”. C’è lei, accanto a Silvio, quando si sveglia di soprassalto e lui le chiede cosa ci faccia in ospedale. Berlusconi lo ha raccontato ai suoi: “Che ci faccio qui?”, si è chiesto. E Fascina, paziente, glielo ha ricordato: “Siamo qui perché hai lavorato tanto, ti stai impegnando molto per salvare la nostra democrazia e la nostra libertà”.
Solitario, Berlusconi. Sa che Forza Italia sembra patire la solitudine di chi si trova in un mondo (politico) del tutto nuovo, che la ha piazzato sotto una teca museale. E perciò richiama il partito al suo ruolo. A cominciare da quello istituzionale. Che è il ruolo di chi apre le porte agli altri, di chi garantisce per gli altri. Di chi, insomma, rende “presentabili” gli alleati. Silvio, questa cosa, l’ha sempre fatta pesare. Tanto alla destra post-fascista, da Fini in poi quanto alla Lega dura e spuria, da Bossi e giù fino a Salvini. “Siamo in campo perché le decisioni del governo sia giuste, equilibrate e corrette”.
Finale, Berlusconi. Quello di sem>pre. L’uomo che ha “salvato l’Italia dal comunismo”, quello dei libri recapitati nelle case degli italiani ai tempi della discesa in campo, nel ’94, e che tiene sul tavolino. “I discorsi per la democrazia” e “l’Italia che ho in mente”. Ha ripercorso quegli anni, il Cav. Raccontando, una volta di più, delle perplessità dei suoi familiari quando decise di sbarcare in politica e dell’entusiasmo dei sondaggisti Fininvest e la forza dirompente della tv. Alto e basso, mischiare i linguaggi.La lezione di Benedetto Croce e la fede in Padre Pio. E lui, il Cav, nel pantheon degli italiani della maggioranza silenziosa, del boom economico, del lavoro e della famiglia. Una forzatura solo per chi, negli ultimi trent’anni, è vissuto su Marte: “Forza Italia è per noi come una religione laica, la religione della libertà di cui parlava Benedetto Croce, una religione del cuore, della mente, un impegno verso noi stessi, i nostri figli, gli italiani. Mi raccomando, andiamo avanti così, con convinzione, entusiasmo, passione”. E infine la promessa, nemmeno troppo messianica: “Nessuno riuscirà a sconfiggerci, vedrete che gli italiani ci considereranno i loro santi laici, i santi della loro libertà e del benessere. Sarò con voi con lo stesso entusiasmo e lo stesso impegno del ’94, il futuro è delle nostre idee, il futuro ci deve garantire una vera e completa libertà”. Silvio santo, solitario y final.
Torna alle notizie in home