Scacco reciproco nel Golfo: strategia, economia e diplomazia consumano la tregua
Nelle prime ore di questa mattina sabato 14 giugno 2025, l’Israel Defense Forces hanno lanciato l’operazione “Rising Lion”, un massiccio attacco aereo — con oltre 200 jet e più di 330 ordigni su circa 100 obiettivi — alla rete militare e nucleare iraniana: siti come Natanz, Isfahan, Parchin e residenze di figure di vertice dell’IRGC, fra cui Salami e Bagheri sono stati colpiti .
Secondo fonti israeliane, si trattava di un’offensiva preventiva per bloccare eventuali progressi sul nucleare iraniano. I danni provocati includono decine di vittime, tra civili e militari iraniani. In risposta, l’Iran ha lanciato “Operation True Promise III”: decine di missili balistici e centinaia di droni verso Israele, colpendo Tel Aviv, Gerusalemme e nello spazio aereo israeliano, con almeno tre vittime civili e decine di feriti.
L’attacco è un’escalation senza precedenti, con strike a oltre 1.500 km da Israele e targeting “decapitante” sul comando iraniano. La strategia israeliana punta ad indebolire deterrenza nucleare e militare iraniana, aumentando al contempo la pressione diplomatica sull’Occidente, d’altrocanto Teheran ha dimostrato capacità di saturazione missilistica e drone swarm, penetrando le difese israeliane, almeno in parte .
Usa e Ue hanno invitato alla calma, con interventi anche della Cina a tutela della sovranità iraniana . La Russia offre mediazione, mentre paesi arabi – Arabia Saudita, Emirati, Egitto – chiedono contenimento. Teheran ha minacciato di attaccare basi regionali occidentali e governative pro-Israele, incluse strutture statunitensi.
Si teme l’ingresso di attori come Siria, Hezbollah e persino i ribelli yemeniti.
Il ciclo negoziale Iran–USA – previsto in Oman il 15 giugno – è ufficialmente sospeso.
Interventi dell’IAEA e del Consiglio di Sicurezza suggeriscono che il nucleare resterà al centro delle tensioni. Entrambi i protagonisti cercano di controllare la percezione pubblica: Israele enfatizza l’azione preventiva; l’Iran dichiara di aver ripristinato deterrenza.
Il regime usa le ostilità per consolidare la coesione nazionale, ma l’uccisione di alti generali crea anche vuoti nell’apparato di potere e apre scelte delicate tra escalation o compromesso.
Il ciclo di attacchi e rappresaglie fra Teheran e Tel Aviv segna una linea di non ritorno nella guerra ombra tra Iran e Israele. La dimensione strategica e militare si fonde alla pressione economica sui mercati globali, mentre la diplomazia internazionale è sotto stress. Il futuro dipenderà dalla capacità degli attori esterni — Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Cina — di premere per una soluzione politica prima che un’escalation generalizzata trascini l’intero Medio Oriente in una nuova, catastrofica fase di conflitto.
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