Separazione delle carriere e il rebus referendum per Bobbio
Parla il magistrato: "Ingenuità del governo scegliere la via costituzionale, quante menzogne da sinistra"
Il Referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati rischia di mettere in crisi il Governo, l’analisi acuta di Luigi Bobbio sulla battaglia politica e istituzionale in corso.
Il vuoto di potere e l’ascesa della magistratura
L’eccessivo spazio che la magistratura ha occupato negli ultimi trent’anni nasce da una lunga fase di vuoto di potere politico. Un processo che, forse, ha avuto inizio ancor prima, con la stagione dei pretori d’assalto, quando alcune toghe cominciarono a superare i limiti tradizionali della loro funzione. Da allora, il meccanismo si è innescato, e i magistrati hanno “assaporato il frutto proibito”, guadagnando un ruolo sempre più centrale, fino ad attaccare quel potere politico che è l’unico in grado di contenerli.
Il referendum e la battaglia politica
Oggi, il confronto si gioca intorno al referendum confermativo sulla separazione delle carriere dei magistrati, un passaggio politico delicatissimo e rischioso per il governo. In questo contesto, la magistratura associata ha intrapreso una campagna comunicativa basata, secondo molti, su distorsioni e falsità amplificate da un’informazione compiacente, mentre l’opposizione politica si prepara a trasformare il voto in una sfida tra maggioranza e opposizione. La situazione è aggravata dal fatto che questo tipo di referendum non prevede quorum di validità, rendendo possibile una vittoria anche con una bassa affluenza.
L’opinione di Luigi Bobbio
A commento di tutto ciò, Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica, ha rilasciato una dichiarazione che riassume con chiarezza la posta in gioco e le criticità del momento. “Sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere dei magistrati, che, per non essere stata votata dalla maggioranza assoluta dei parlamentari, comporta il referendum confermativo obbligatorio, l’orizzonte mi appare fosco. Da un lato, la magistratura associata, peraltro con la solita invasione di campo, per mezzo di interventi sia di magistrati in servizio che in pensione, ha iniziato una campagna mistificatoria fondata su inoppugnabili falsità, su aspetti inventati di sana pianta, amplificate dalla informazione compiacente”. Ma non è tutto: “Dall’altro l’opposizione politica sta iniziando a muovere le sue truppe elettorali cammellate che andranno a votare perché, a differenza dei referendum abrogativi, questo sarà un referendum politico tra maggioranza e opposizione e quindi contro o a favore del Governo Meloni. Si aggiunge a tutto ciò che il referendum confermativo non prevede un quorum di validità e, pertanto, il referendum è valido anche se dovesse votare il 10 per cento degli aventi diritto al voto e i no fossero anche uno solo in più dei sì”.
“Un’ingenuità del governo”
Bobbio poi ha aggiunto: “È chiaro politicamente che la questione di fondo è per quale ingenuità o insipienza politica il governo ha scelto la via della riforma costituzionale invece di quella legislativa ordinaria, che pure avrebbe permesso di raggiungere gli stessi risultati di cambiamento senza il rischio del referendum confermativo, pur sapendo bene di non avere la maggioranza assoluta in Parlamento e che quindi il referendum sarebbe stato un passaggio obbligato”. E dunque ha proseguito: “Ma, ciò premesso, ancora oggi il governo sembra avviarsi ad affrontare nella purtroppo abituale modalità remissiva e quasi timorosa una campagna elettorale referendaria in cui parte svantaggiato a causa della abituale riottosità con cui l’elettorato di centrodestra approccia i voti referendari, in assenza, ripeto, di un quorum di validità”.
Troppa timidezza
“Registro, poi, la timidezza, incertezza, paura quasi, con cui, di fatto, sostanzialmente non replica alle falsità propalate dalla magistratura associata”, denuncia Bobbio. Che prosegue: “La situazione, pertanto, non è affatto tranquillizzante specialmente se ci si sofferma a valutare la mazzata politicamente mortale che ne verrebbe al governo e alla sua tenuta in caso, purtroppo ad oggi probabile, di sconfitta referendaria. È indispensabile quindi che il governo arruoli subito personalità capaci tecnicamente e politicamente di aggredire sul piano dialettico e concettuale la Associazione nazionale magistrati e la sinistra e che, soprattutto, abbiano il coraggio di farlo, smantellandone il castello di menzogne, suggestioni e falsità. E ancora è indispensabile che lo stesso governo inizi una campagna politica martellante di informazione sulla natura mortale di questo scontro referendario e sulla chiamata al voto degli elettori di centrodestra”. Per il magistrato “non c’è nessuna alternativa” dal momento che “la posta in gioco è la fine del Governo e la morte definitiva degli equilibri (meglio, del riequilibrio) tra i poteri costituzionali”.
Quanti pregiudizi
È quasi incredibile come, per pregiudizi ideologici o, peggio, per interessi politici, gli uomini riescano a complicare questioni in realtà semplici, scartando soluzioni efficaci e sicure. Ancora più sorprendente è che, nonostante esempi chiari e concreti di successo siano a portata di mano, queste verità vengano spesso ignorate o messe in ombra. In Italia, purtroppo, ciò che appare ovvio viene frequentemente oscurato da convenienze contingenti, e a pagare il prezzo più alto è sempre l’equilibrio, fragile ma essenziale, tra i poteri costituzionali.
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