Esteri

Serbia e Kosovo ai ferri corti Mosca sta con Belgrado

di Redazione -


di NICO BOVE

Tira un’aria pesante nel nord del Kosovo. Le barricate e i blocchi stradali da parte della popolazione serba, che protesta contro la politica di Pristina, sono i segni più visibili di una tensione interetnica di nuovo alle stelle. L’arresto di un ex agente serbo della polizia kosovara, è stata solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso già ricolmo d’odio.
Le scuole che operano nell’ambito del sistema di istruzione della Serbia restano chiuse e il timore di un escalation è molto concreto. Il presidente serbo Aleksandar Vucic, al termine della riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, che si è tenuta domenica, ha invitato i suoi connazionali a “mantenere la calma” e rispettare l’attività di controllo e sorveglianza delle pattuglie di Kfor e Eulex.
Vucic, ma anche la premier Ana Brnabic hanno criticato apertamente la politica ostile e provocatoria portata avanti dal premier kosovaro Albin Kurti, accusato di violare tutti gli accordi e di mirare ad una “pulizia etnica” mascherata con l’espulsione dei serbi.
Scintille tra Belgrado e Berlino. Brnabic ha replicato duramente alle parole del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, che ha definito “inaccettabile” l’ipotesi di un invio delle forze di sicurezza serbe in Kosovo.
“Nel comunicato finale adottato al termine della riunione dei ministri degli Esteri del G7 il 14 maggio 2022 si dice che per la soluzione di tutti i problemi e delle varie crisi nel mondo (Libia, Siria, Yemen, Somalia, ecc) è necessario applicare strettamente le relative risoluzioni del consiglio di sicurezza dell’Onu”, ha detto la premier.
“Per questo, ha osservato ancora, è sorprendente che ora il ministero degli Esteri tedesco dica esplicitamente che la risoluzione 1244 – che prevede che la Serbia ha il diritto di chiedere il ritorno in Kosovo di un determinato contingente delle sue forze di sicurezza – vada ignorata come ‘inaccettabile’. In fatto di diritto internazionale, sulla base di quali criteri decidete quali risoluzioni Onu vanno rispettate e quali invece no? Nel caso della Libia, ad esempio, la risoluzione 2571 va rispettata, mentre nel caso della Serbia la risoluzione 1244 si può ignorare. Ciò è uno stupefacente livello di assurdo”.
La Russia continuerà ad aiutare la Serbia “a difendere i suoi legittimi interessi” in relazione alla situazione nel Kosovo. Lo ha sottolineato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dall’agenzia Tass.
“Continueremo ad aiutare Belgrado a difendere i suoi legittimi interessi nazionali in relazione al Kosovo sulla base della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza, che rimane in vigore senza alcuna eccezione e offre una possibilità reale di elaborare una soluzione equilibrata al problema del Kosovo in linea con il diritto internazionale”, ha detto la portavoce.
Zakharova ha evidenziato che la Russia è allarmata da “un nuovo aggravamento della situazione nella regione serba”, aggiungendo che Mosca sta “monitorando gli sviluppi letteralmente 24 ore su 24, soprattutto dopo una serie di provocazioni con la connivenza degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, da parte delle ‘autorità’ di Pristina”.
Parigi ha fatto sapere di essere “molto preoccupata” per la situazione nel Kosovo settentrionale e di condannare “fermamente l’attacco inaccettabile alla missione Eulex Kosovo nonché tutti gli atti di violenza sul terreno”.
La Francia “esorta le parti a mostrare la massima moderazione e a dare prova di responsabilità al fine di ridurre le tensioni”. Lo ha dichiarato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri transalpino, sottolineando come il suo Paese sostenga “pienamente la mediazione europea, che dovrebbe consentire di raggiungere un accordo globale e legalmente vincolante tra Serbia e Kosovo e di avanzare nella prospettiva europea dei due Paesi. Esorta entrambe le parti a riprendere il dialogo facilitato dall’Ue”.


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