Esteri

Sfida a Bruxelles

di Giovanni Vasso -


“Il sostegno all’economia reale passa anche dall’innalzamento del tetto dei pagamenti in contante da mille a cinquemila euro e dalla possibilità che l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici sia previsto solo per quei pagamenti che superano una certa soglia: sono due scelte che il governo rivendica”. Giorgia Meloni non fa neanche un passo indietro e, in un videomessaggio a Confesercenti, ribadisce la linea sui temi caldi del dibattito politico sulla legge di bilancio. La premier, ieri mattina, aveva già spiegato al Parlamento di avere le idee ben chiare e di rigettare al mittente le accuse di aver messo su una manovra che strizzerebbe l’occhio all’evasione fiscale: “Abbiamo in mente uno Stato alleato delle imprese e dei lavoratori ma anche uno Stato amico di famiglie e cittadini. Per questo, abbiamo voluto inserire in manovra un pacchetto di norme che abbiamo denominato ‘tregua fiscale’. Si sono dette, anche qui, e scritte tantissime cose su questa scelta; la verità è molto più semplice di quella che spesso viene raccontata: nessun condono o colpo di spugna, nella manovra ci sono solo norme di buonsenso e norme vantaggiose per lo Stato, per le famiglie e per le imprese”.
Su questi temi, si attende con ansia quale sarà la posizione che esprimeranno le istituzioni europee sulle scelte adottate dal governo in tema di legge di bilancio. Meloni, a proposito dell’Ue, ha spiegato che il rapporto tra Roma e Bruxelles deve cambiare. Innanzitutto nella narrazione. E lo ha dichiarato alla Camera dei deputati: “L’impegno del governo è dimostrare che l’Italia è un valore aggiunto nel contesto europeo, stravolgendo la falsa narrazione di un’Italia che arrancherebbe e che sarebbe un peso in Europa. Noi non solo siamo fondatori di questa integrazione, non solo siamo centrali nelle dinamiche geopolitiche del continente ma siamo una colonna indispensabile alle crescita economica e sociale dell’intera Europa”.
Dopo la narrazione, per Meloni, occorre passare a una nuova fase anche “costituente” dei rapporti tra Italia e Unione Europea che devono essere improntati al principio di sussidiarietà: “Gli interventi davvero efficaci e risolutivi devono arrivare dall’Ue. Noi non abbiamo cambiato idea ma abbiamo sempre sostenuto che l’Europa deve occuparsi di grandi temi strategici, di cui non sempre si è occupata, invece di occuparsi di quelle più prossime ai cittadini che devono essere lasciati ai governi nazionali”. Su tutti c’è il nodo energia: “Siamo pronti a fare tutto quello che c’è da fare per fermare la speculazione, ovviamente mi pare che siamo d’accordo sul fatto che gli unici interventi debbano arrivare dall’Ue”. Ma se Bruxelles continuerà a tentennare, Meloni è pronta ad agire: “Siamo pronti a intervenire a livello nazionale se le misure europee dovessero tardare o rivelarsi inefficaci”. Riservandosi di rispondere oggi, ai senatori, di quanto sta succedendo in Ue, Meloni ha spiegato ai deputati, in una comunicazione istituzionale, che “intanto stiamo facendo il possibile: 30 miliardi di euro sono stati utilizzati per famiglie e imprese sul caro energia e sono fiera del lavoro fatto con la norma che consente di tornare a produrre gas nazionale in cambio della possibilità di offire quel gas a prezzi calmierati alle imprese energivore. Ma sono molte le iniziative che stiamo portando avanti sul mix energetico”.
Sulle soluzioni già annunciate dalla Commissione Ue, Meloni si rivela scettica: “L’Italia è in prima fila per un tetto dinamico dei prezzi. Su questo la proposta della Commissione è insoddisfacente perché inattuabile alle condizioni date. Riteniamo che l’Ue debba continuare a essere unita nel sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa, come sempre. Come sempre anche su questo non abbiamo cambiato idea, perché le nostre convinzioni non mutano se siamo al governo o all’opposizione”.


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