Esteri

SFIDA AL SULTANO

di Martina Melli -


Domani la Turchia voterà per il Presidente e per il Parlamento. Un’elezione importante, da cui dipenderà il futuro di un Paese oggi in grave crisi, economica e sociale. I risultati del 14 maggio infatti, non segneranno solo la traiettoria politica della nazione, ma anche i rapporti politici col resto del mondo. A giocarsi il tutto per tutto l’attuale Presidente Erdogan, accusato di avere inasprito la grave crisi economica, di non aver reagito adeguatamente ai terribili terremoti di febbraio e di aver accentrato tutto il potere nelle proprie mani, ingannando chi gli aveva dato fiducia attraverso lo strumento della democrazia. Lo sfidante, Kemal Kılıçdaroğlu, leader del Partito popolare repubblicano (CHP) è il candidato più pericoloso per Erdogan degli ultimi vent’anni. 74 anni, economista, dopo una faticosa ascesa, è ora a capo di una coalizione di opposizione a sei partiti, e vanta il sostegno della comunità curda emarginata della Turchia. Il socialdemocratico ha promesso un ritorno alle politiche economiche ortodosse e alla democrazia parlamentare.
Si è anche impegnato a ripristinare l’indipendenza giudiziaria, ponendo fine all’uso della magistratura per reprimere il dissenso. Una delle maggiori sfide di Kılıçdaroğlu come presidente sarebbe quella di ereditare gli equilibri e i legami che Erdogan manteneva sia con Mosca che con Kiev. Alla domanda sul tipo di relazione che intende instaurare con Putin, ha detto: “Ci muoveremo nel quadro di qualunque cosa richiedano gli interessi della Turchia”. Sull’Ucraina: “Sappiamo che l’Ucraina è stata ingiustamente invasa. Forniremo tutti i tipi di supporto politico necessari”. Le ripercussioni del voto di domenica sul rapporto con l’Unione europea sono inevitabili: secondo gli analisti, una vittoria dell’opposizione significherebbe un’opportunità per rinnovare le relazioni tra Ankara e Bruxelles. Nell’ultimo periodo, infatti, i rapporti della Turchia si erano incrinati: con la Nato a causa della vicinanza alla Russia e della reticenza nel concedere l’ingresso nell’Alleanza atlantica alla Svezia; con la Ue per via dello smantellamento dello Stato di diritto e della costruzione di un Governo autocratico che ha leso gravemente le libertà e i diritti fondamentali dei cittadini turchi.


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