Esteri

Si arrende il vice comandante del reggimento Azov

All’interno dell’Azovstal di Mariupol ci sono ancora militari: finora hanno deposto le armi in 1.730, di cui 80 feriti

di Adolfo Spezzaferro -


Si arrende il vice comandante del reggimento Azov, Svyatoslav Palamar, nome di battaglia Kalina. Ad oggi, secondo il ministero della Difesa russo, si sono arresi 1.730 militari, di cui 80 feriti, che erano asserragliati da 82 giorni nell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Tra questi, 771 sarebbero appartenenti all’Azov. Secondo le stime delle truppe della repubblica separatista filorussa di Donetsk, da lunedì ad oggi oltre la metà delle forze ucraine all’interno dell’acciaieria ha deposto le armi e si è arresa. All’interno dell’Azovstal dunque ci sono ancora truppe ucraine, compresi il capo del reggimento Azov, Denis Prokopenko, e il capo dell’intelligence Ilya Samoilenko. Come è noto, le autorità di occupazione russe, una volta che si saranno arresi tutti i militari ancora all’interno della struttura, intende distruggere Azovstal. Anche a causa della portata simbolica come luogo per antonomasia della strenua resistenza ucraina. Non è ancora chiaro cosa sarà costruito al posto dell’acciaieria.
Prosegue intanto l’offensiva russa, con bombardamenti su concentrati nel Donbass. Ma non solo. Secondo quanto riporta Kiev, le forze di Mosca hanno bombardato la regione orientale di Sumy. Lo ha reso noto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale ucraina, Dmytro Zhyvytskyi, spiegando che gli attacchi con pezzi di artiglieria pesante provenivano dal territorio russo. Per il momento non si segnalano vittime. Le forze aerospaziali russe hanno lanciato attacchi con missili di precisione su siti militari ucraini per neutralizzare i sistemi di difesa aerea S-300 nella regione di Nikolayev e un sistema di lanciamissili antiaerei Buk-M1 nella Repubblica popolare di Donetsk. Lo riferisce il portavoce del ministero della Difesa, generale Igor Konashenkov. Nelle ultime 24 ore, missili di precisione russi hanno colpito sette posti di comando ucraini, inclusi i centri di comando della 24 esima brigata di fanteria meccanizzata a Nikolayevka e la 104 esima brigata di difesa territoriale a Konstantinovka, aggiunge il portavoce.
Da ieri inoltre le truppe russe impegnate nell’offensiva in Ucraina sono dotate di armi laser di nuovissima generazione, in grado di distruggere i satelliti spia militari a 1.5 chilometri di distanza e di eliminare droni e altri obiettivi di intelligence militare fino a cinque chilometri di distanza.
Sul fronte dell’invio di armi a Kiev da parte dell’Occidente, dal canto suo, il presidente Usa Joe Biden a quanto pare – nonostante le pressanti richieste del suo omologo ucraino Zelensky – non intende inviare sistemi lancia razzi a lunga gittata, nel timore che possano essere usati per lanciare attacchi in territorio russo, espandendo e prolungando il conflitto in Ucraina. Lo scrive Politico citando tre persone che sarebbero a conoscenza del dossier.
A sentire Zelensky, l’Ucraina intende riprendere il controllo sulle città meridionali di Kherson, Melitopol, Berdyansk, Enerhodar e Mariupol, ora occupate dalle forze russe. In merito all’impiego delle armi laser, il presidente ucraino minimizza affermando anzi che i russi sarebbero a corto di missili. Certo è che questi nuovi sistemi laser, in grado di sviluppare temperature altissime scatenate sull’obiettivo, permettono di risparmiare missili ben più costosi. “Hanno lanciato oltre duemila missili contro l’Ucraina, che era la gran parte del loro arsenale. Ora hanno solo rimasugli”, sostiene Zelensky.


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