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“Si riapra l’inchiesta alla Solvay”, scoppia il caso acqua a Bussi

di Ivano Tolettini -


Il dibattito sulle “spiagge caraibiche” di Rosignano Marittimo coinvolge la produzione del carbonato di soda nello stabilimento della multinazionale belga Solvay per i riflessi sulla salute. La trasmissione Report, nel 2019, in un servizio dal titolo “Alla faccia del bicarbonato di sodio”, spiegava i problemi delle spiagge di Rosignano. Ma la Solvay ha attivato un piano dell’importo di 15 milioni di euro per ridurre le emissioni di calcare del 20% entro il 2030 e del 40% entro il 2040. “Siamo impegnati nel migliorare la sostenibilità dei nostri processi produttivi”, spiegava nel settembre 2022 ai cronisti Philippe Kehren, presidente della divisione Soda Ash & Derivatives di Solvay. Ma lo scorso 9 novembre, Medicina Democratica di Livorno, con l’avvocato Marianna Giorgi, ha sollecitato la locale Procura a riaprire le indagini sulle esposizioni dei lavoratori al cloruro di vinile (Cvm). Per parte sua Solvay ha ribattuto di rispettare le norme e che gli impianti sono a norma. Pochi giorni fa, come riporta l’Ansa, l’amministratore delegato di Solvay Chimica Italia, Nicolas Dugenetay, ha dichiarato: “Per Solvay la sicurezza è una priorità ed è uno dei cinque pilastri della nostra visione Star Factory per il 2030. Sono profondamente convinto che la tutela della sicurezza non sia un’impresa solitaria ma debba essere una vittoria di tutti, per questo Solvay ha l’obiettivo di sviluppare una cultura condivisa della sicurezza, per migliorare la qualità della vita della comunità”. Sull’archiviazione dell’inchiesta avviata dall’esposto di Medicina Democratica, il gip Mario Profeta nel luglio 2023 scriveva, tra le altre cose, di averlo fatto “per una questione di metodo più che di sostanza”. Del resto, “l’attività di Solvay – spiega a Micromega Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, alla richiesta di riaprire il fascicolo – comporterebbe rischi per la salute per la pericolosità delle sostanze prodotte”.Sulla richiesta di riapertura dell’inchiesta c’è ancora il riserbo degli inquirenti. Chi ha presentato l’esposto ha chiesto di approfondire “l’ipotesi di un collegamento tra morte per patologie tumorali e l’azione di agenti chimici” e “l’eventuale correlazione tra gli eccessi di mortalità statisticamente significativi riguardo al mesotelioma e all’esposizione al Cvm”. Servirebbe, però, un ulteriore studio epidemiologico. Nel 2013 la magistratura accertò lo sversamento illegale di fanghi nell’area delle “spiagge bianche” per mezzo di scarichi non mappati e i vertici locali di Solvay patteggiarono e pagarono la sanzione di quasi sette milioni di euro per bonificare l’ambiente e la messa in sicurezza del sito. Da allora la società è impegnata nel rispetto delle leggi come ha ripetuto l’ad Dugenetay. Intanto, Medicina Democratica è in attesa di conoscere il responso del gip sulla richiesta di riapertura del caso
Quanto ai rapporti tra Solvay e l’imprenditore Antonio Todisco, di cui si è già parlato sull’identità nel numero del 26 marzo, nel 2016 il secondo ha rilevato dalla multinazionale – di cui era stato dipendente e dove si è formato – il ramo d’azienda di Bussi sul Tirino in Abruzzo che include la concessione dell’acqua pubblica “ai fini idroelettrici denominata Tirino Medio”. Tale concessione era scaduta e non era mai stata rinnovata in maniera legittima, come scrivono i giudici della Cassazione civile nell’ordinanza 4103 del febbraio 2023. La concessione garantisce “a Chimica Bussi energia elettrica a un costo di cinque volte inferiore al prezzo di mercato”, come spiegò in Commissione parlamentare il 9 maggio 2017 l’ad di Caffaro Brescia, Alessandro Quadrelli, uomo di fiducia di Todisco, come lui a giudizio per il concorso nel presunto disastro ambientale bresciano.Quello della concessione è un pasticcio amministrativo perché il rinnovo è sempre stato al centro di un braccio di ferro tra Solvay e gli enti pubblici. A dirimerlo è stata la Cassazione a Sezioni Unite respingendo il ricorso di Chimica Bussi, che chiedeva il rinnovo per 30 anni, a partire dal 2019, fino al 2049. Invece, come spiega oggi Salvatore Lagatta, sindaco di Bussi sul Tirino, “il Comune ha ricevuto una nota dalla Regione, visto che gli enti pubblici per ora non hanno manifestato un interesse prevalente a rilevare la concessione, che informa che di fatto sta per metterla in gara. Ma noi potremmo ricorrere”.


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