Sicurezza sotto stress: la Politica in affanno si divide
Negli ultimi anni il Ministero dell’Interno, titolare e fulcro della sicurezza nazionale, ha potuto contare sulla guida solida del Ministro Matteo Piantedosi, che ha riportato centralità politica alla funzione dell’Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza.
Una stabilità preziosa, in un contesto segnato da mutamenti sociali rapidi e da una domanda crescente di protezione. Ma anche la migliore direzione rischia di scontrarsi con un apparato di coordinamento ancora fragile, appesantito da stratificazioni e sovrapposizioni che riducono la fluidità decisionale. Il caso del NUE il Numero Unico di Emergenza lo dimostra, nato per semplificare, in diversi territori ha prodotto l’effetto opposto, moltiplicando i passaggi nelle fasi più critiche.
Non è in discussione il principio, ma la sua implementazione. Senza una sincronizzazione rigorosa tra centrali operative, la tempestività degli interventi si perde, soprattutto quando i confini delle responsabilità funzionali, attribuiti dalla legge ai diversi corpi diventano evanescenti e si sovrappongono. Un limite che emerge anche nel modello zonizzato delle aree di controllo, che razionalizza le risorse, ma indebolisce la continuità operativa quando la responsabilità passa da un comando all’altro.
Per questo è necessario affinare l’ingegneria del coordinamento restituendo piena centralità al Questore, Autorità Provinciale e Locale di PS. A ciò si aggiunge la carenza cronica di organico. I tetti introdotti dalla riforma Madia non sono più compatibili con la complessità delle minacce e dei carichi di lavoro richiesti ai poliziotti. Serve una revisione normativa che consenta nuove immissioni, alleggerendo strutture territoriali già sotto pressione.
Decisivo resta il nodo della formazione, che va depurata da patologie ormai endemiche. Le cartolarizzazioni del passato hanno ridotto gli spazi addestrativi degli istituti proprio nel momento in cui il picco del turnover richiederebbe più capacità formativa. È il paradosso di un sistema che dispone di risorse umane potenziali, ma non delle strutture per trasformarle in personale operativo. Ripristinare o creare nuovi poli addestrativi è una priorità nazionale. Sul piano contrattuale, il personale di polizia e militare, compresa la dirigenza, attende l’avvio formale del rinnovo 2025-2027.
Sicurezza sotto stress e riforme
Le risorse disponibili non bastano a riconoscere la specificità della funzione né a compensare turnazioni, servizi esterni, straordinari arretrati e attività particolarmente esposte, come quelle degli elicotteristi. La dignità del ruolo impone un adeguamento economico reale. Nel frattempo, la sicurezza è tornata al centro dell’agenda pubblica.
I sindaci, primi interpreti delle tensioni urbane, denunciano l’aumento delle fragilità e chiedono strumenti più solidi per affrontare microcriminalità, immigrazione clandestina, degrado e pressioni sociali. È una domanda che sale dal basso e costringe la politica a uscire dalla retorica emergenziale o dalle sterili contrapposizioni ideologiche. In questo quadro, anche il confronto nazionale è cambiato.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha riportato la sicurezza tra le priorità politiche, offrendo ai sindaci e ai sindacati di polizia e militari un orizzonte di dialogo e rendendo il tema oggetto di discussione in Parlamento e confronto bipartisan nel Paese. Dunque, la maggioranza è ora chiamata a ridefinire priorità e tempi di intervento. Convergenza o scontro determineranno se le riforme necessarie saranno accelerate o resteranno bloccate.
Non si tratta di alimentare contrapposizioni, ma riconoscere che la sicurezza pubblica non nasce dall’improvvisazione, né dalla capacità del personale di resistere a livelli insostenibili di stress. Ma da una macchina che funziona solo quando ogni ingranaggio normativo, operativo, finanziario, logistico è allineato, così come la sua direzione strategica. Anche il miglior pilota alla guida del Viminale non può supplire indefinitamente alle carenze del veicolo. Quegli ingranaggi oggi richiedono una manutenzione straordinaria. Non per sterile polemica, ma per valorizzare l’esercizio etico delle politiche pubbliche indirizzate ai cittadini e a chi quotidianamente garantisce l’ordine pubblico. Un sistema coerente con la filosofia culturale e amministrativa della legge 121/81 (la cd riforma di polizia) è l’unico modo per tutelare poliziotti e Autorità di PS, assicurando alla collettività servizi all’altezza delle esigenze dei territori.
Torna alle notizie in home