Politica

INTERVISTA – Silvia Paparella: “L’Italia punta a valli dell’idrogeno, nucleare e fonti rinnovabili per produrre più energia e più pulita”

di Federico Tassinari -


Silvia Paparella è la promotrice e ideatrice di RemTech Expo, una manifestazione che a Ferrara richiama l’attenzione di tanti addetti ai lavori del settore ambiente, bonifiche di terreni e acque, riciclo dei materiali, rischi e gestione delle risorse naturali, rigenerazione territoriale. Esperti di settore, professori universitari e imprenditori diventano attori principali di una filiera che sempre più deve farsi conoscere dai cittadini che spesso non sono consapevoli dell’importanza di un settore che coinvolge tutti noi e nel quale il nostro Paese è fra i leader nel mondo.
Un ambiente sano è un obiettivo al quale tutti noi aspiriamo, dal suo punto privilegiato di osservazione cosa si sta facendo oggi, per migliorare il mondo che ci circonda?
L’Ue sta promuovendo attivamente la transizione dell’Europa verso una società a minor impatto ambientale e a basse emissioni di gas clima alteranti e sta lavorando per facilitare l’attivazione gli investimenti pubblici e privati nel delicato e complesso processo in corso. La transizione ecologica ed energetica genera stimoli completamente nuovi in grado di alimentare la crescita, l’innovazione e l’occupazione, migliorando al contempo la qualità della vita dei cittadini e portando benefici alle famiglie. Un approccio strategico inclusivo e razionalizzato e coordinato dall’UE garantisce un impatto prezioso nella lotta verso un minore consumo di suolo, la rigenerazione dei territori, la corretta gestione delle risorse naturali, il riutilizzo dei materiali, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile.
Il Governo sta nominando tutta una serie di commissari più o meno straordinari, per bonificare le acque, terreni, discariche abusive, il territorio tarantino che non è solo Ilva… una nutrita squadra di commissari con a capo il Generale Figliuolo che sta cercando di portare a soluzione i territori alluvionati in Romagna. E’ la strada giusta?
Si può procedere alla nomina di commissari straordinari del Governo per realizzare obiettivi specifici, determinati in relazione a programmi o a indirizzi deliberati dal Parlamento o dal Consiglio dei Ministri o per particolari e temporanee esigenze di coordinamento operativo tra amministrazioni statali. Si tratta di istituzioni impegnate ogni giorno su temi di natura prevalentemente emergenziale seppure qualche riflessione potrebbe essere fatta allo scopo di valutare un eventuale incardinamento permanente e centrale soprattutto per quanto concerne attività ed operatività la cui efficacia è perdurante nel tempo. Tra i commissari di recente nomina, ricordo il Generale Giuseppe Vadalà che è stato riconfermato per un ulteriore triennio per le attività di bonifica delle discariche abusive sottoposte ad infrazione europea e il Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell’area di Taranto Vito Felice Uricchio anche coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico di RemTech.
Gli esperti con il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin in testa esortano tutti, osservatori, legislatori e media all’utilizzo del buon senso, del realismo, come l’impossibilità di privarsi di gas e petrolio per produrre energia soppiantando in toto con le energie rinnovabili, eolico, fotovoltaico?
Non vi è dubbio che sia dovere di tutti contribuire all’attuazione dell’Accordo di Parigi con la massima ambizione possibile, agendo con risolutezza entro il 2030 per ridurre le emissioni globali e procedere verso una traiettoria chiara di neutralità climatica. Lo ha sottolineato anche il ministro dell’Ambiente nella sessione Plenaria di apertura della Pre-COP28 di Abu Dhabi. I temi delle politiche climatiche e delle scelte energetiche sono fortemente correlati in quanto non si può parlare delle prime senza affrontare quello della riduzione della nostra dipendenza dai combustibili fossili ed al contempo assicurare la sicurezza energetica. Triplicare la capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili, raddoppiare il tasso di efficienza energetica attuale, ridurre drasticamente le emissioni, eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili e adottare misure di mitigazione ambiziose in tutti i settori economici, sono obbiettivi possibili. La logica che deve guidare le nostre scelte deve essere quella della transizione, del passaggio graduale verso la produzione di energia da fonti rinnovabili diversificate.
Si parla di idrogeno, di nuovo nucleare più sicuro, come del mini nucleare, nuove strade possibili da seguire?
Il governo nazionale punta alla realizzazione di 52 valli dell’idrogeno in Italia e sono già stati stanziati 500 milioni di euro. A livello geografico, il Sud è l’area maggiormente interessata, con 28 dei 52 progetti, per un investimento totale di 225 milioni di euro. Al Nord prenderanno vita 17 progetti per 162,5 milioni di euro e al Centro 7, per un totale di 62,5 milioni. Guardando alle singole regioni, gli investimenti più ingenti sono concentrati in tre regioni del Sud, Campania, Puglia e Sicilia, che hanno ammesso a finanziamento 40 milioni di euro ciascuna. A seguire, spiccando due regioni settentrionali, la Lombardia per un totale 33,5 milioni di euro e il Trentino-Alto Adige per complessivi 28 milioni di euro. Le Hydrogen Valley fanno parte della strategia nazionale per la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile e mirano a creare ecosistemi integrati per la produzione, il trasporto e l’utilizzo dell’idrogeno nei settori della mobilità e dell’industria. In più occasioni il ministro dell’Ambiente ha inoltre ribadito che, per soddisfare il fabbisogno di energia, sono necessarie nuove centrali nucleari. La ricerca e la sperimentazione in tal senso vanno verso quelli che sono definiti piccoli reattori che darebbero maggiori garanzie anche in termini di continuità produttiva.
Nella demagogia a volte debordante il diktat europeo di interrompere la produzione di auto con motore termico entro il 2035… decisione che sembra rientrare anche per il cambiamento delle strategie delle case automobilistiche e gli alti costi delle auto elettriche, quale la sua opinione anche in merito alle differenze di ogni paese?
Le auto elettriche sono in questi giorni al centro del dibattito politico europeo e italiano. Quanto sta accadendo potrebbe portare l’Europa a rivedere i piani in materia di mobilità sostenibile e ad un possibile slittamento sull’obbligo, per i costruttori automobilistici, di commercializzare esclusivamente auto elettriche entro il 2035. Le Case automobilistiche stanno investendo in nuove tecnologie e le auto elettriche sono e saranno sempre più presenti nei listini di vendita, ma la domanda non è ancora complessivamente decollata soprattutto a causa del prezzo di acquisto elevato e della scarsità delle infrastrutture presenti sul territorio nazionale ed europeo. L’Italia sta inoltre lavorando per l’introduzione nel prossimo futuro dei biocarburanti.


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