Editoriale

SMEMORATI ALLA GUERRA

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


Il Paese che accetta che Zelenski dica a Berlusconi di non avere mai ricevuto una bomba sulla propria casa, un uomo nato nel 1936, quattro anni prima della Seconda Guerra Mondiale, è un Paese che ha gettato il cervello all’ammasso. Del Cavaliere possiamo pensare qualunque cosa, ma delle parole di Zelenski dovremo indignarci davvero. 54 milioni di morti nel nome dei quali con un enorme sforzo e con un Paese diviso stiamo armando l’Ucraina chiamando la resistenza sono stati trasformati in un gioco, in una battuta, del tutto fuori dalla storia e dal senso della realtà. Questo ci dà la misura di quanto l’Occidente imbracci le sue parole d’ordine senza più condividere davvero il valore profondo da cui esse derivano, quello della verità. Un Paese così non potrà mai vincere una guerra, nemmeno se sul campo, magari con armi micidiali come le bombe atomiche, l’alleanza Atlantica di cui fa parte riuscisse a farlo. Perché questo è un Paese che deve ricominciare da capo. Deve uscire dal disco rotto dello scontro politico e ignorante a cui ha lasciato spazio ampio nei dibattiti ma soprattutto nelle decisioni. Deve tornare quell’Italia che nel nome della democrazia era divisa in tanti partiti che avevano valori chiari, che avevano idee conflittuali, ma che nella dialettica trovavano la strada per andare avanti. E’ per questo che a molti italiani è venuto il sospetto che la resistenza ucraina finanziata dall’Occidente non sia una vera resistenza. Per tutte le balle che si sentono raccontare ogni giorno su qualunque questione. Ed è anche per questo che non credono più che il fine ultimo di queste armi sia la pace. Per la miriade di balle che sentono raccontare ogni giorno. Ed è per questo che sentiamo una divisione profonda tra chi guida oggi l’Unione Europea o quello che ne resta e i popoli che l’hanno formata, che l’amano nel profondo, ma non la forma che ha assunto, la forma di un burocrate amplificatore di grandi verità e al tempo stesso incapace di restituire a quelle genti soluzione problemi che stanno impoverendo il vecchio, forse ormai troppo vecchio continente. Combattiamo pure questa guerra, raccontiamoci pure che stiamo facendo l’unica cosa possibile, guardiamo la Seconda Guerra Mondiale, diciamo che tutto questo non succederà più, proprio mentre stiamo facendo in modo che accada di nuovo, e dimentichiamoci pure di ricordare a Zelenski, che ormai è il portavoce del mondo più evoluto, una specie di presidente di tutti, che sciocchezze ne dice anche lui e che, se una frase come quella su Berlusconi l’avesse pronunciata su chiunque altro, un Paese normale, un Paese civile, un Paese democratico gli avrebbe risposto in un unico modo. Noi invece non lo faremo mai. Perché abbiamo troppo poco tempo per i distinguo di allora, presi come siamo ad avere ragione, presi come siamo a combattere, promettendo un futuro di pace che sappiamo benissimo non arriverà. Ma per quel giorno, quando dovremo dircelo, avremo trovato una nuova verità da agitare perché tutto continui come è sempre stato. E la democrazia sia sempre di più soltanto una parola.

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