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Space X, quando la corsa allo spazio mette a rischio i cieli

di Eleonora Ciaffoloni -


Non solo un fallimento tecnico, ma anche uno degli episodi più critici mai registrati nel rapporto tra sperimentazione aerospaziale e sicurezza del traffico aereo civile. Parliamo dell’esplosione del razzo Starship di Space X, avvenuta il 16 gennaio 2025 – durante il settimo volo di prova – la cui portata, ora, sembra dover essere qualificata oltre l’incidente. A rivelare la reale caratura dell’avvenimento ci ha pensato una inchiesta del Wall Street Journal, basata su documenti interni della Federal Aviation Administration (FAA), che ricostruisce uno scenario molto più pericoloso di quanto comunicato inizialmente al pubblico.

Incidente di Starship (Space X): cosa è successo

Secondo l’inchiesta, pochi minuti dopo il decollo dal Texas, Starship si è disintegrato in fase di ascesa, dando origine a una pioggia di detriti incandescenti che si è dispersa nello spazio aereo dei Caraibi per circa 50 minuti. In quel lasso di tempo, almeno tre velivoli civili – due voli di linea e un jet privato – si sono trovati a operare in condizioni di rischio estremo, con circa 450 passeggeri complessivi a bordo. Tra questi figurano un volo JetBlue diretto a San Juan, un aereo della Iberia Airlines e un jet privato. Tutti sono atterrati senza incidenti, ma solo grazie a decisioni prese in emergenza durante il volo, dagli equipaggi e dai controllori di volo. Il caso più emblematico è quello del volo JetBlue, in rotta verso Porto Rico. I piloti, che si trovavano a nord di San Juan, hanno ricevuto una comunicazione inequivocabile dalla torre di controllo. “Se volete andare a San Juan, lo farete a vostro rischio e pericolo”.

Davanti a loro due sole opzioni. Attraversare una zona potenzialmente disseminata di frammenti di razzo o deviare drasticamente la rotta, con il concreto pericolo di restare senza carburante sopra l’oceano. Una scelta drammatica che fotografa l’eccezionalità della situazione. Anche gli altri due velivoli hanno dichiarato emergenza carburante e, secondo i documenti FAA, hanno attraversato comunque una “no-fly zone” temporanea. In uno dei tre casi un pilota avrebbe lanciato per tre volte il segnale di “mayday”, rendendo necessario un atterraggio d’emergenza a San Juan. La FAA, nei suoi report interni, parla esplicitamente di “potenziale rischio estremo per la sicurezza”. E sottolinea come il carico di lavoro dei controllori del traffico aereo sia aumentato in modo critico nel tentativo di evitare collisioni.

Errori di comunicazione

Un ulteriore elemento di gravità riguarda le comunicazioni tra Space X e l’autorità aeronautica. Dai documenti rilevati e spiegati dal Wsj emerge che la società di Elon Musk non avrebbe informato immediatamente la FAA dell’esplosione attraverso la linea telefonica di emergenza prevista in questi casi. Un ritardo che potrebbe aver contribuito a ridurre il margine di reazione dei controllori e ad amplificare il rischio per gli aerei civili in volo. SpaceX, al momento dei fatti, aveva confermato il fallimento della missione parlando di un “rapido smontaggio non programmato” della Starship e assicurando l’avvio di analisi interne per individuarne le cause.

Tuttavia, l’inchiesta del Wall Street Journal solleva interrogativi più ampi sul sistema di gestione della sicurezza durante i test di razzi sperimentali e sul coordinamento con il traffico aereo internazionale, soprattutto in aree densamente sorvolate come i Caraibi. Le possibili conseguenze dell’episodio non sono solo reputazionali, ormai. La FAA potrebbe rivedere i protocolli di autorizzazione al volo per SpaceX, imponendo restrizioni più severe. Sul piano politico e regolatorio, il caso rischia di riaccendere il dibattito sul rapporto privilegiato tra l’agenzia federale e SpaceX, spesso accusata di beneficiare di una certa tolleranza normativa in nome dell’innovazione.

Quello che emerge da questa inchiesta non è tanto l’accaduto e con quali azioni straordinarie si è riusciti a superare le difficoltà. Piuttosto, quello che sarebbe potuto succedere. Perché se anche un solo detrito avesse colpito uno degli aerei coinvolti, le conseguenze sarebbero potute essere catastrofiche. Non solo per i velivoli ma anche per centinaia di civili coinvolti. L’incidente del 16 gennaio mostra come il confine tra sperimentazione spaziale e sicurezza civile sia più sottile di quanto si voglia ammettere e come, in assenza di comunicazioni tempestive e protocolli rigidissimi, il prezzo dell’innovazione possa diventare inaccettabilmente alto.


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