Politica

Crosetto: “Spese Difesa al 5%? L’Italia non ha ancora deciso”

Il ministro della Difesa alla Camera: "Se ne parla a L'Aja"

di Giovanni Vasso -


L’Italia non ha ancora sciolto le riserve né ha detto sì alla proposta Usa di portare al 5% le spese per la Difesa: parla Guido Crosetto. Il Ministro della Difesa ha risposto a un’interrogazione presentata nell’aula della Camera dei Deputati da Alleanza Verdi e Sinistra. Che verteva, appunto, su quello che sta diventando il tema delle cento pistole. Ossia l’aumento delle spese militari. Addirittura al 5 per cento del Pil, come richiesto senza mezzi termini agli alleati dal presidente americano Donald Trump.

La versione di Crosetto

Il ministro nega che ci sia stato già un accordo tra Roma e Washington e spiega la posizione del governo fino a questo momento: “L’Italia non ha ancora concordato, formalmente o informalmente, un aumento delle spese militari al 5% del Pil, come dice una proposta americana. Gli americani sono il partner principale della Nato e questo aumento non discende da una volontà bellicistica dell’Europa o della Nato, ma dalle mutate condizioni che sono in corso nel mondo”. Dunque Crosetto sgancia un siluro alle opposizioni: “Non è sicuramente la Nato che fatto scoppiare la guerra che si combatte da tre anni al centro dell’Europa”, ha tuonato facendo riferimento alla guerra in Ucraina.

Appuntamento a L’Aja

“Le spese della difesa saranno al centro del Summit Nato dal 25 giugno dell’Aja”, ha poi spiegato il ministro Crosetto. Che ha aggiunto: “La Nato è un’organizzazione nata essenzialmente per difendere i paesi che ne fanno parte. All’Aja si deciderà quale è una risoluzione finale che viene normalmente approvata da tutti, che livello raggiungere”. Il ministro ha quindi affermato che “ogni Paese, ogni governo tornerà nella propria nazione e discuterà nei propri Parlamenti e ciò che il Ministero della Difesa avrà nel 2026, sarà quello che uscirà dalla discussione della legge finanziaria, quindi necessariamente dalla discussione dell’approvazione di un voto parlamentare”.


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